
Volkswagen, lascia a sorpresa il responsabile delle risorse umane, Kilian
Scossone al vertice di Volkswagen. Gunnar Kilian, 50 anni, responsabile delle Risorse Umane e membro del Consiglio di Amministrazione dal 2018, lascia il Gruppo di Wolfsburg con effetto immediato. Lo ha annunciato la stessa Volkswagen in un comunicato diffuso venerdì, spiegando che la decisione è stata presa dal Consiglio di Sorveglianza a seguito di «divergenze di vedute su come debbano essere gestite le società holding».
La delega al personale passerà temporaneamente a Thomas Schäfer, attuale ceo del marchio Volkswagen. Arne Meiswinkel, direttore responsabile risorse umane del brand, entrerà nel consiglio allargato del Gruppo.
Il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Hans Dieter Pötsch, ha ringraziato Kilian per il suo contributo «fondamentale alla trasformazione del Gruppo e al posizionamento strategico della divisione veicoli commerciali». Il ceo Oliver Blume ha sottolineato come «la sua profonda conoscenza delle strutture del Gruppo abbia messo in moto leve decisive per il futuro successo di Volkswagen».
Dietro queste formule di cortesia si cela però un conflitto profondo. Le divergenze che hanno portato alla rottura riguardano la gestione delle società partecipate del Gruppo, in particolare di quelle strutturate come holding. È il caso, ad esempio, di Traton, la controllata dei camion che riunisce marchi come Man, Scania e Volkswagen Caminhões. Kilian ne seguiva direttamente l’evoluzione strategica, e avrebbe sostenuto una maggiore integrazione con il centro decisionale di Wolfsburg, scontrandosi però con altri membri del board più attenti a salvaguardarne l’autonomia e la governance.
Anche la gestione di realtà come Porsche Holding Salzburg, attiva nella distribuzione, e delle joint venture cinesi è stata oggetto di tensioni. Temi spinosi che si sono intrecciati con il difficile negoziato interno sul piano “Futuro Volkswagen”, in cui Kilian e Blume sono riusciti a evitare la chiusura di stabilimenti in Germania, accettando però un ridimensionamento pari al 40% della capacità produttiva e la riduzione di 35.000 posti entro il 2030.
Fonte: Il Sole 24 Ore