Volkswagen, terzo trimestre in rosso per 1,3 miliardi. Stime confermate
Il gruppo Volkswagen chiude il terzo trimestre del 2025 con un risultato operativo negativo per 1,3 miliardi di euro, contro l’utile di 2,8 miliardi dello stesso periodo del 2024. Nei primi nove mesi dell’anno l’utile operativo si riduce del 58%, a 5,4 miliardi di euro, su ricavi in lieve crescita dello 0,6% a 238,7 miliardi. L’utile netto si attesta a 3,4 miliardi (–61,5%), mentre il margine operativo si comprime al 2,3% (5,4% un anno fa).
Il trimestre ha risentito in modo significativo dei dazi commerciali Usa e della ristrutturazione del marchio Porsche, che insieme hanno generato oneri straordinari per 7,5 miliardi di euro, tra svalutazioni di avviamento e riallineamento della strategia di prodotto. A pesare anche il ramp-up dei modelli elettrici, caratterizzati da margini inferiori rispetto ai motori tradizionali.
Nel dettaglio, il marchio Porsche – cuore della divisione Sport Luxury – registra una perdita operativa di 228 milioni (utile di 3,8 miliardi nel 2024), con ricavi in calo del 7,9% a 23,8 miliardi. Le cause principali: la frenata in Cina, i costi legati al riposizionamento strategico sull’elettrico e l’impatto dei dazi Usa.
Tuttavia per l’intero esercizio 2025 Volkswagen conferma le previsioni di un margine operativo compreso tra il 2 e il 3%, con ricavi in linea con il 2024 e una liquidità netta nell’area dei 30 miliardi di euro. In un contesto globale sempre più complesso, il gruppo tedesco prova a mantenere la rotta, bilanciando la transizione elettrica con la necessità di una disciplina finanziaria stringente.
Stabilità per il gruppo “Core”, flessione per “Progressive”
I marchi del gruppo Core (Volkswagen, Škoda, SEAT/Cupra, Veicoli Commerciali) migliorano il risultato operativo del 7% a 4,7 miliardi, con un margine stabile al 4,4%, grazie alla disciplina dei costi e all’attuazione del programma “Zukunft Volkswagen”. La divisione Progressive (Audi, Lamborghini, Bentley, Ducati) subisce invece un calo del 26%, a 1,55 miliardi, penalizzata dai dazi e dallo slittamento di una piattaforma elettrica per il segmento D.
Fonte: Il Sole 24 Ore