Welfare, nelle Pmi fringe benefit in crescita del 90% in un anno
Il welfare aziendale cresce anche nelle piccole e medie imprese dove l’Osservatorio Amilon Pmi 2025 ha registrato un’impennata del 90% delle somme erogate in un anno, sulla scia della spinta normativa che ha progressivamente incentivato l’utilizzo dei fringe benefit, rendendoli uno strumento accessibile anche alle realtà di dimensioni minori, e del salto culturale che è stato fatto in questi anni che ha creato una nuova consapevolezza imprenditoriale in cui il benessere dei dipendenti diventa una leva per favorire produttività, fidelizzazione e attrattività. Anche se questo è vero soprattutto per il Nord Italia secondo il quadro emerso dall’Osservatorio Amilon Pmi 2025, che ha analizzato le soluzioni di reward e incentivazione digitale di un panel di 5mila partite iva sulla piattaforma B2B GiftCardStore, portale e-commerce specializzato nella distribuzione di fringe benefit digitali per le piccole e medie imprese. «L’andamento racconta molto più di una semplice dinamica di mercato: indica un cambio culturale nel modo in cui le PMI scelgono di sostenere e valorizzare le proprie persone. È un modello di welfare dal basso che nasce vicino ai lavoratori e cresce insieme alle imprese, diventando sempre più diffuso, solido e consapevole», analizza Federico Corticelli, Head of Marketing & E-commerce di Amilon.
La crescita dei fringe benefit
I dati parlano di una crescita del 90% sulla somma che le aziende erogano ai dipendenti sotto forma di fringe benefit: si è infatti passati dai 90 euro del 2024 ai 170 euro di quest’anno. In aumento anche l’ordine medio delle imprese che è cresciuto dell’80% sullo scorso anno. Inoltre crescono del 25% le imprese che erogano questi benefit. Con una retention del 36% anno su anno. A livello settoriale è il comparto manifatturiero che include metalmeccanico, apparecchiature elettriche, tessile, componentistica/automazione, alimentare, il principale utilizzatore di soluzioni di fringe benefit digitale con il 45%, seguito dai servizi per le aziende (formazione, consulenza, informatica, ristorazione e comunicazione) con il 25%. Al terzo posto entrambi con l’8%, si trovano il settore del commercio e della sanità ed enti no profit. Percentuali che confermano che l’interesse per i fringe benefit si è ormai esteso ben oltre i settori ad alta intensità di servizi. Il welfare aziendale non è più, quindi, solo una prerogativa delle grandi corporate: anche le Pmi oggo ne guidano l’evoluzione, grazie anche alla diffusione di piattaforme digitali che hanno reso l’erogazione dei fringe benefit più semplice, immediata e accessibile
Le scelte dei beni e servizi
Tra i beni e i servizi, oltre il 52% delle scelte si concentra tra la spesa e la Gdo che drena quasi un quarto della spesa (il 26,4%, in crescita del 4% sul 2024), mentre un altro quarto è drenato da benzina e mobilità (25,8%, in crescita del 3% rispetto allo scorso anno). Questi dati descrivono un’evoluzione del welfare verso una dimensione di utilità quotidiana, in cui i fringe benefit vengono impiegati per sostenere i consumi essenziali delle famiglie. È un trend che riflette l’impatto dell’inflazione e una crescente attenzione alla gestione delle spese primarie. Al terzo posto si collocano i marketplace per il commercio elettronico (16%), seguiti dai negozi di elettronica (8%) e da moda e accessori (7%), valori sostanzialmente in linea con il 2024. «Le scelte dei lavoratori mostrano una tendenza ormai consolidata: il welfare aziendale è diventato uno strumento concreto di sostegno al potere d’acquisto – commenta Corticelli –. L’utilizzo dei fringe benefit si orienta sempre più verso beni e servizi essenziali, segno di una nuova consapevolezza nell’uso delle risorse disponibili. È un cambiamento che le imprese stanno accompagnando con strumenti digitali evoluti e immediati, capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone».
La spaccatura territoriale
Dal punto di vista geografico c’è una forte spaccatura: all’interno del panel delle aziende analizzate, il Nord raggruppa l’83% delle partite iva con il Centro al 10% e il Sud al 7%. Una distribuzione che riflette sia la concentrazione delle attività produttive nei distretti del Nord, sia un livello di familiarità più maturo con l’utilizzo di strumenti digitali per la gestione dei fringe benefit dove il maggior raggruppamento di PMI al Nord traina l’adozione di soluzioni di incentivazione digitale.
Fonte: Il Sole 24 Ore