Wissing (Infrastrutture Digital Germania): «Sull’intelligenza artificiale poche regole ma uguali in tutto il mondo»

Intervista esclusiva a Volker Wissing, ministro federale tedesco dei Trasporti e delle Infrastrutture Digitali. Wissing appartiene al partito liberale democratico FdP.

Qual è e quale sarà il contributo della Germania nel G7 sullo sviluppo tecnologico dell’IA? Il G7 deve trovare un equilibrio tra IA come opportunità per aumentare la crescita economica e la produttività e IA come rischio per la democrazia, i posti di lavoro esistenti, le barriere etiche: la Germania enfatizzerà le opportunità o i rischi dell’IA?
Sono fermamente convinto che l’Intelligenza Artificiale (IA) cambierà in meglio le nostre vite. Sarà una svolta per le nostre economie. Senza IA, l’economia europea non sarà competitiva. Alcuni studi dimostrano che l’uso dell’IA generativa potrebbe contribuire per 330 miliardi di euro al valore aggiunto lordo nella sola Germania. È quindi nel nostro stesso interesse concentrarci sulle opportunità dell’AI e sostenerne lo sviluppo e l’utilizzo in Europa. Nessuno deve temere che perderà il suo posto di lavoro a causa dell’IA. Al contrario, IA aiuterà a superare la carenza di lavoratori qualificati e svolgerà quei lavori per i quali oggi è difficile trovare personale.

Lei ha detto di recente che “Internet libero è in pericolo… Non staremo a guardare”: come possono i governi, a livello nazionale e globale, proteggere la comunicazione e l’accesso non censurato alle informazioni su Internet e IA?
Purtroppo esistono sistemi autoritari che vogliono usare le tecnologie digitali per controllare e manipolare le persone. Dobbiamo opporci chiaramente a tutto questo e sostenere un internet globale, aperto, libero e sicuro, senza frammentazione né censura. Per questo motivo abbiamo introdotto in Germania la Strategia per la politica digitale internazionale: serve a garantire che tutti i ministeri tedeschi rappresentino questi valori a livello internazionale e agiscano di conseguenza a tutti i livelli, compreso quello delle Nazioni Unite. Abbiamo bisogno di ampie alleanze, anche con i partner del Sud globale, per salvaguardare i nostri valori democratici nell’uso delle tecnologie digitali.

 Qual è il ruolo del G7 nello sviluppo della IA?
Il mio obiettivo è fornire alle aziende tedesche condizioni di parità a livello internazionale. Le nostre economie sono interconnesse a livello globale ed è per questo che abbiamo bisogno di una regolamentazione simile nell’UE, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone quando si tratta di IA e di altre tecnologie future. Se vogliamo che le automobili a guida autonoma tedesche possano circolare negli Stati Uniti o in Giappone, abbiamo bisogno di standard e regole comuni anche per queste applicazioni.Questo ci aiuterà a competere a livello globale. Il Codice di condotta del G7 è un punto di partenza per allineare ulteriormente i nostri principi e standard sull’IA all’interno del G7 e oltre. Ora dobbiamo coinvolgere altri Paesi, come i membri dell’OCSE, e garantire che i principali sviluppatori di IA si impegnino a rispettare il Codice di condotta.

Non c’è il rischio di avere troppi strati di norme e regolamenti su IA e digitalizzazione? A livello nazionale, la Germania ha introdotto la Strategia per la politica digitale internazionale. Il G7 sotto la presidenza del Giappone ha adottato i principi guida di Hiroshima e un codice di condotta sull’IA. Il Regno Unito ha recentemente organizzato il primo vertice globale sulla sicurezza dell’IA. In cima alla lista c’è la Global partnership of AI (GPAI), che si è riunita a Nuova Delhi lo scorso dicembre. Poi la nuova legge sull’IA approvata ieri dal Parlamento europeo…
I governi in generale non dovrebbero intervenire troppo nel mercato. E un numero eccessivo di norme contrastanti rappresenta un ostacolo addirittura maggiore al commercio, agli investimenti e all’innovazione. Per questo motivo, per l’IA Act ho chiesto meno regole vincolanti e più autoregolamentazione. Abbiamo trovato un buon compromesso tra l’attenuazione dei rischi (ad esempio vietando il social scoring, il sistema di credito sociale) e la possibilità di lasciare spazio all’innovazione. Ora dobbiamo assicurarci che le nostre regole europee diventino uno standard globale per un’IA affidabile. Credo che sia possibile, perché siamo ancora in una fase iniziale del processo.

Fonte: Il Sole 24 Ore