
Xi mostra i muscoli nella grande parata militare
Nel 2015 la parata militare per i 70 dalla vittoria sul Giappone fu uno shock per il mondo intero. L’anniversario della resistenza vittoriosa all’aggressione giapponese in grado, nella vulgata cinese, di riportare il Paese ai vertici della comunità internazionale, si celebrò in gran pompa in una Pechino arroventata dal caldo e vuota come un guscio d’uovo, per ragioni di sicurezza. Xi Jinping, al potere da appena tre anni, già Comandante in campo della Difesa, annunciò dal palco della piazza Tian anmen con sotto il ritratto gigantesco di Mao Zedong la riforma delle Forze armate, un drastico taglio di 300mila unità per farne «un corpo moderno in grado di vincere una guerra».
Spesa militare in crescita costante
Da allora in poi l’aumento del budget della difesa cinese è stato costante, fino al 7,5% nel 2025, tra i primi al mondo nel settore. Accanto a sé il presidente russo Vladimir Putin che aveva appena sconfinato in in Crimea, assente Kim Jong un, per far dispetto alla presidente sudcoreana Park Geun-hye aveva spedito l’inviato Choe Ryong-hae. C’erano il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ma anche il sudanese Omar Hassan al-Bashir, ricercato per crimini di guerra e l’ex premier britannico Tony Blair, a titolo personale. Xi volle accanto a sé la moglie Peng Liyuan e, in segno di continuità, la vecchia guardia, Jiang Zemin, Hu Jintao, gli ex primi ministri Li Peng, Zhu Rongji, Wen Jiabao, decimati in seguito dall’età e dalle faide interne, una corte di cui non c’è più bisogno, anzi. Già allora la parata fu la prova dell’epurazione ai vertici dell’Esercito di liberazione popolare, assenti all’appello militari di rango come Guo Boxiong e Xu Caihou, ex vice presidente della Commissione militare centrale.
Schieramento impressionante
Xi Jinping sfilò tra i dodicimila militari schierati a bordo di una Sedan, omaggiando le truppe per il loro duro lavoro che lo apostrofarono con un «Salve Comandante! Serviamo il popolo!». Schierati 500 mezzi pesanti tra cui i missili balistici anti-portaerei DF-21D, i caccia imbarcati su portaerei J-15, mezzi anfibi e nuovi droni, i missili balistici intercontinentali DF-5B, con una gittata di 15mila chilometri e quelli a medio raggio di «solo» 4mila chilometri DF-26 con capacità anti-nave ma con raggio d’azione anche maggiore dei DF-21D, gli elicotteri da attacco WZ-19, il bombardiere H-6K copia del Tupolev Tu-16 russo, i carri armati 99°2, oltre a pezzi di artiglieria e veicoli da combattimento.
In mezzo, nel 2019, c’è stata la parata militare per i 70 dalla Fondazione del partito comunista, altro show di quindicimila soldati divisi in 59 falangi, ma già i vecchi arnesi di fabbricazione russa o ucraina erano stati archiviati sostituiti dal Made in China, con il debutto del DF-41, il missile ipersonico nucleare intercontinentale Dongfeng, il “vento dell’Est” lungo 30 metri. Rafforzata la quota di JL-2, il missile balistico che può essere lanciato dai sottomarini a propulsione nucleare della marina e, ciliegina sulla torta, il bombardiere H-6NA detto “ammazza-portaerei”.
Oggi il gioco, anche tecnologico, si fa se possibile più duro, perfino a livello di politica estera e interna e militare, con mezzi in grado di soddisfare i palati più fini della Difesa.
Fonte: Il Sole 24 Ore