Xiaomi e l’inutile vizio di imitare auto iconiche con Su7 e YU7

Xiaomi e l’inutile vizio di imitare auto iconiche con Su7 e YU7

Il vezzo di copiare è insito nel mondo dell’auto. Chi più chi meno trae ispirazioni da forme e formule di successo altrui. Una sorta di osmosi di idee che appiattisce la ricerca di linguaggi stilistici e soluzioni innovative con buona pace dell’originalità e del coraggio di osare (due qualità che hanno fatto la storia dell’auto con la creazione modelli straordinari, come ad esempio la Citroën DS che compie in questi mesi 70 anni). Tuttavia, se l’ispirazione è tollerabile, non lo è la copia plateale. Credevamo fosse finita l’era dei cloni cinesi con auto cut and paste come la Chery Landwind che ricalcava la Range Rover Evoque. Ma era un’altra era, quella dove le case cinesi si arrangiavano in qualche modo copiando linee e soluzioni tecniche. Ora che i cinesi, per molti aspetti, soprattutto tecnologici, sono avanti agli altri, la copia di modelli iconici è intollerabile. Ed è il caso di Xiaomi, il produttore cinese noto soprattutto per gli smartphone, con le sue due prime vetture a batteria: la sportiva Su7 e il suv Yu7. La prima ricalca precisa la silhouette della Porsche Taycan, elettrica acclamata per il suo stile, la seconda addirittura Ferrari Purosangue, modello premiato con il compasso d’Oro e il Red Dot Awards. Ok, che la Yu7 è elettrica mentre la Purosangue è orgogliosamente a 12 cilindri, ma imitare un’auto così è da parte di Xiaomi imbarazzante. E i vertici della casa, a iniziare dal ceo Lei Jun, sembrano essere senza vergogna, presi in giro sui social, non se ne curano: vanno avanti per la loro strada, senza un efficace dichiarazione di strategie e roadmap sul mercato europeo, ma con apparizioni, spesso non ufficiali, ad uso e consumo dei creator sui social, soprattutto il cinese TikTok, che fanno da claque alle auto di Xiaomi, come quella recente, al Festival of speed di Goodwood dove ha sfilato una SU7 Ultra. Una dimostrazione muscolare, al pari dei record al Nürburgring, che sembra voler dire: «Siamo gli ultimi arrivati ma possiamo sfidare e battere i grandi dell’auto». E per un marchio che arriva da smartphone (eccellenti e originali) e ottimi device digitali, non è poco. Il tutto con un’ammirevole e super interessante approccio all’auto elettrica digitale, anche se forse troppo veloce e disruptive. La Su7 e Yu7 sono, per molti versi ricche di idee e soluzioni tecnico-funzionali mai viste su vetture di costruttori tradizionali. Certo non mancano le fughe in avanti come l’uso di chip usati negli smartphone (potenti ma non certificati per l’automotive). È un vero peccato che i modelli Xiaomi siano vestiti in modo così poco originale da svilirne il valore tecnologico e ingegneristico con il rischio, concreto, di relegarle al mondo delle copie e dei tarocchi. E per invertire la percezione, almeno in Europa, non basta andare a Goodwood quasi di nascosto, battere record in pista. Xiaomi ha possibilità di enorme crescita e sviluppo. È uno dei pochi brand cinesi dalla seria reputazione globale. Ora è tempo di pensare a come vestire le proprie vetture con originale dignità.

Fonte: Il Sole 24 Ore