Zelensky: con Trump possibile un’intesa su scambio droni-armi
Adeguandosi rapidamente alle leggi di Donald Trump, che guarda alla diplomazia attraverso la lente del business, Volodymyr Zelensky sta esplorando con il presidente americano la possibilità di un «grosso affare, vantaggioso per tutti»: l’acquisto delle armi americane – non più omaggio della Casa Bianca – in cambio della condivisione dei droni che l’Ucraina sta imparando forzatamente a sviluppare, testare e perfezionare nel confronto con i bombardieri russi: «Gli americani hanno bisogno di questa tecnologia – ha spiegato Zelensky in un’intervista pubblicata dal New York Post -, dovete averla nei vostri arsenali».
«Quando la guerra sarà finita – spiegava tempo fa al Sole 24 Ore Alex Bornyakov, viceministro ucraino per la Trasformazione Digitale – in materia di difesa le nostre tecnologie saranno tra le migliori al mondo»: risultato dell’adattamento dei sistemi occidentali – come i Patriot – alle necessità di una guerra che richiede costantemente innovazione. Di fronte alla prospettiva di un confronto prolungato, Zelensky sembra voler adottare fin d’ora un approccio nuovo, offrendo agli Stati Uniti e ai Paesi europei tecnologie e competenze provate sul campo in cambio degli armamenti per cui l’Ucraina dipende dai legami internazionali: il 60% delle armi che utilizza, percentuale che Zelensky punta a ridurre al 50% nel giro di sei mesi. Tra gli armamenti al centro dell’attenzione, i droni/missili che si sono dimostrati in grado di colpire sulle lunghe distanze, raggiungendo obiettivi in territorio russo a più di mille km dal confine ucraino.
L’espansione della produzione bellica nazionale, la ricerca dei finanziamenti richiesti dal budget della difesa e la necessità di gestire accuratamente le relazioni con gli Stati Uniti vengono presentate come le ragioni che hanno spinto Zelensky al più ampio rimpasto di governo dall’inizio della guerra, confermato ieri a Kiev dal Parlamento. Come anticipato nei giorni scorsi dallo stesso Zelensky, il ministro dell’Economia Yulia Svyrydenko, 39 anni, prende la guida dell’esecutivo al posto di Denys Shmyhal, che andrà alla Difesa per concentrarsi sulle necessità delle Forze Armate e sulla cooperazione con i partner internazionali. Al ministero sarà accorpato quello delle Industrie Strategiche. Il ministro uscente, Rustem Umerov, potrebbe diventare il nuovo capo del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, continuando a guidare il negoziato con la Russia, mentre Olha Stefanishyna – finora vicepremier responsabile per l’integrazione con l’Europa, a stretto contatto sia con Bruxelles che con la Nato – sarà, se approvata, la nuova ambasciatrice a Washington.
Nella Verkhovna Rada dominata da “Servitore del Popolo”, il partito di Zelensky, Yulia Svyrydenko ha avuto l’approvazione di 262 deputati con 22 voti contrari e 26 astenuti. La nuova premier ha promesso un’Ucraina «ferma sulle proprie fondamenta: militari, economiche, sociali. Il mio obiettivo sono risultati reali e positivi che ogni ucraino possa avvertire nella vita quotidiana». «La guerra non consente ritardi – ha però chiarito Svyrydenko -. Le priorità dei primi sei mesi sono chiare: rifornimenti affidabili per l’esercito, aumento della produzione nazionale di armamenti, potenziamento tecnologico delle Forze Armate».
I critici di Zelensky, tuttavia, vedono nel rimpasto un “gioco delle sedie musicali” che conferma la tendenza del presidente ad appoggiarsi esclusivamente sui fedelissimi che gli hanno già dato prova di lealtà, senza includere volti nuovi; mentre si approfitta dei poteri rafforzati dalla legge marziale per mettere a tacere le voci più scomode dell’opposizione.
Fonte: Il Sole 24 Ore