
Zes Unica, in un anno autorizzate 750 imprese nel Mezzogiorno
Sono circa 750 le autorizzazioni a investire nel Mezzogiorno rilasciate fino a ieri dalla Zes Unica guidata dal coordinatore Giosy Romano. Investimenti attivati per circa 27,5 miliardi che potranno creare oltre 35mila posti di lavoro, secondo i dati forniti dallo stesso ente. Nello stesso periodo, che va da gennaio 2024 ad ieri, la Zes Unica ha anche dato il via a numerosi interventi infrastrutturali a servizio delle imprese.
Nel dettaglio, secondo lo studio presentato in occasione di Verso Sud 2025 (Ambrosetti ) a Sorrento, il 47,4% delle autorizzazioni rilasciate riguarda la Campania, seguita dalla Puglia (22,1%) e dalla Sicilia (14,7%). Dinamiche simili sono individuabili anche in termini di ricadute occupazionali (49,7% in Campania) e di importo degli investimenti (43,7% in Campania).
Il bilancio del primo anno di attività della Zes Unica (gestione Romano) è senza dubbio positivo. Vi ha fatto riferimento nei giorni scorsi anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, parlando di modello efficace e provato di sburocratizzazione. Mettendo il pubblico 4,8 miliardi in due anni – secondo Confindustria – la Zes ha generato 28 miliardi di investimenti e 35.000 nuove assunzioni. Quindi quella è la via che si auspica voglia portare avanti il governo.
Il Consiglio dei ministri
Si riaccendono i riflettori sull’attività svolta dalla Zes Unica per il Mezzogiorno poichè ieri, la premier Meloni ha annunciato, e poi il Consiglio dei ministri ha approvato, un disegno di legge per estendere a Umbria e Marche la Zona economica speciale. In pratica, vengono estesi al territorio di Marche ed Umbria i compiti e le attività della Struttura di missione Zes, nonché quelle del portale web e dello Sportello unico digitale, finora dedicati esclusivamente alle otto regioni meridionali (Calabria, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Sicilia e Sardegna).
La Zes Unica è stata istituita nel 2024, in sostituzione delle Zes regionali varate nel 2017 nelle medesime Regioni nell’ambito delle Politiche di Coesione. Si trattava di aree retroportuali, distribuite spesso a macchia di leopardo in ciascuna Regione interessata. L’iniziativa aveva prodotto però risultati diversi nelle otto aree, non sempre soddisfacenti. Era anche prevalsa nel governo la volontà di accentrare la gestione ed estendere i benefici a tutto il Sud.
Fonte: Il Sole 24 Ore