Zucchero, produzione europea in calo dell’8% e rincari record dei prezzi (+18%)

Zucchero, produzione europea in calo dell’8% e rincari record dei prezzi (+18%)

Dopo due annate di surplus l’Unione europea torna a essere importatore netto di zucchero, commodity che si aggiunge così alla già lunga lista del deficit di materie prime agroalimentari. Con i prezzi ai massimi dell’anno che rischiano di avere un impatto, più che sul consumo finale di un prodotto comunque dal costo contenuto in termini assoluti, sull’industria dolciaria made in Italy, che assorbe l’85% della produzione. Stessa percentuale del deficit nazionale, all’85% e coperto in gran parte da Francia e Germania.

«Le aziende hanno già dovuto affrontare gli aumenti ‘monstre’ di caffè e cacao, ingredienti centrali per molte lavorazioni – sottolinea il direttore generale di Unione Italiana Food Mario Piccialuti – i cui prezzi hanno risentito delle condizioni climatiche nei principali Paesi produttori, oltre che di tensioni commerciali e logistiche. L’aumento dei costi energetici ha ulteriormente contribuito a determinare un quadro più complesso, in particolare per le fasi di trasformazione e distribuzione, con un impatto maggiore sulle piccole e medie imprese. Sebbene si cerchi di assorbire gli aumenti dei costi, la preoccupazione per i prezzi persiste».

Secondo le ultime previsioni della Commissione europea la produzione di zucchero della Ue nella nuova campagna 2025-26 dovrebbe calare dell’8% rispetto allo scorso anno, a 15,2 milioni di tonnellate. La riduzione delle aree seminate di oltre il 10% sarebbe infatti solo parzialmente compensata da un leggero rimbalzo delle rese (+1%). Con stock iniziali in calo del 6% rispetto al 2024-25 e consumi sostanzialmente stabili (-0,4%) l’Ue è prevista tornare, dopo due campagne di esportazione netta, un’area importatrice, con un rimbalzo dell’import del 50% e un crollo del 17% dell’export. Da un surplus di circa 1 milione di tonnellate si passerebbe a un deficit di 0,4 milioni. Il rapporto della Commissione sottolinea inoltre il rischio di potenziali nuove revisioni al ribasso delle rese dovuto alla siccità e al pericolo di diffusione di malattie da afidi soprattutto in Germania.

I prezzi hanno raggiunto i massimi dal 2024, con aumenti del 18,5% a giugno per il prodotto consegnato al Centro-Nord Italia e del 16,7% per lo “spot” in Europa rispetto a dicembre 2024 sui 700 euro a tonnellata. «I dati pubblicati dalla Commissione confermano quanto stiamo anticipando da qualche tempo – spiega Enrica Gentile, ad di Areté, società di consulenza specializzata nell’agribusiness –: il calo delle aree seminate, a fronte di rese sostanzialmente stabili, torna a sollevare i prezzi dello zucchero in Europa e ad allargare la forbice rispetto alle quotazioni mondiali, attese invece in leggero calo sebbene ancora sostenute da livelli di stock mondiali limitati. A sostegno delle quotazioni Ue giocano un ruolo anche gli energetici, sebbene tornati a livelli decisamente lontani dai picchi del 2022, ma tuttora ben al di sopra dei prezzi pre-crisi, e la prevista riduzione della quota di import a dazio zero dall’Ucraina».

Fonte: Il Sole 24 Ore