Vacanze da sub alla scoperta del museo in fondo al mare

C’è un altro Partenone, blu e maestoso. In fondo all’Egeo, laddove il mare smeraldo diventa macchina del tempo, nei fondali dell’isola di Peristèra, il relitto di un’imbarcazione dell’ultimo ventennio del V secolo a.C. si mostra nella sua bellezza e integrità: basta tuffarsi nell’Egeo e nell’antichità che questo museo subacqueo restituisce in tutti i suoi dettagli.

La scoperta del relitto

La disabitata Peristèra, a mezzo miglio nautico da Alonissos, fa parte dell’arcipelago delle Sporadi settentrionali, le isole sparse (a differenza delle Cicladi, in cerchio), che in epoca classica dovevano essere un gran viavai di imbarcazioni sulla direttrice nord-sud dell’Egeo. Quella rete di commerci ha lasciato in eredità anche il museo subacqueo che si può visitare avendo in tasca un brevetto da sub di secondo livello e appoggiandosi ai diving center autorizzati di Alonissos. Questa storia blu inizia nel 1985 quando il pescatore Dimitris Mavrikis scopre il relitto. Poi, vengono i primi studi a cura dell’Eforato greco per le Antichità subacquee, con la direzione di Elpida Hadjidaki: «Si tratta di un’imbarcazione che trasportava oltre 4mila anfore vinarie – spiega Salvatore Medaglia, docente di Archeologia subacquea all’Università della Tuscia di Viterbo e studioso anche del relitto greco – e le dimensioni dello scafo, che si trova a una profondità compresa tra i 22 e i 33 metri, lasciano credere che fosse di dimensioni ragguardevoli, probabilmente la più grande nave da carico del V secolo a.C. sinora scoperta e che sia affondata, come suggeriscono le analisi al Carbonio14, a causa di un incendio».

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Le anfore, provenienti da atelier di Mende (in Calcidica) e di Peparethos (l’attuale Skopelos), e le ceramiche a figure nere ritrovate sotto sono state utilizzate per la datazione (fine del V secolo a.C.) e si possono ammirare oggi, dopo 2.500 anni, come se il tempo si fosse fermato: per la prima volta, la Grecia, ha fatto del “Partenone” di Peristèra un museo subacqueo, visitabile in situ perché anche le generazioni future abbiano un lascito che arriva direttamente dall’antico ormai vissuto in modo simbiotico con la fauna e la flora sottomarine.

Tanta Italia nel museo virtuale

Il relitto è a disposizione dei sub ma anche di chi non sfida gli abissi: la municipalità di Alonissos ha creato a Palio Choriò, l’antica Chora distrutta dal terremoto del 1965 ma ormai rinata a nuova vita, un museo virtuale dove scoprire il “Partenone blu”. Bastano un paio di occhialoni 3D e si fluttua sopra le anfore, fra alghe e murene, in un tuffo nel passato che è immersione e meraviglia. La visita virtuale è possibile anche grazie al lavoro del Dimeg, il dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale dell’Università della Calabria e al suo spin off 3DResearch: «Abbiamo messo a frutto – dice Fabio Bruno, docente del Dimeg – l’esperienza in fatto di realtà aumentata legata ai beni culturali, nicchia in cui possiamo competere a livello europeo: l’acquisizione, tramite droni marini, di migliaia di fotografie ci ha permesso di ricostruire con un elevato livello di dettaglio il relitto e il suo carico». Silenzio, pesci e il tappeto delle anfore da sfiorare con gli occhi anche grazie a speciali tablet made in Calabria.

Fonte: Il Sole 24 Ore