A Montpellier il bentornato alla danza

Ai grandi festival estivi francesi, Montpellier per la danza, Avignone per il teatro e Aix-en-Provence per l’opera, non c’è il metro di distanza – quindi tutti attaccati come ai bei tempi: è richiesta la mascherina, ma niente controllo della temperatura. L’unico vincolo è, per le sale oltre i 1000 posti, esibire un tampone antigenico effettuato meno di 48 ore prima in farmacie convenzionate che lo effettuano gratuitamente – oppure, certo, il green pass europeo.

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Ritorna il festival di Montpellier, dopo un anno saltato causa covid, alla sua 41esima edizione. Possiamo farci un’idea dell’importanza della manifestazione guardando il documentario disponibile online fino al 18 agosto su Arte

Lavori in prima assoluta

Il festival, guidato da Jean-Paul Montanari, ha sempre sviluppato la sua programmazione presentando il più possibile lavori in prima assoluta, invitando compagnie straniere. Le restrizioni di questo periodo pandemico hanno invece reso più evidenti le produzioni dei Centri Coreografici Nazionali francesi, di cui ben sei sono al festival: Christian Rizzo (Montpellier), Angelin Preljocaj (Aix-en-Provence), Kader Attou (La Rochelle), Maud Le Pladec (Orléans), Thomas Lebrun (Tours), Rachid Ouramdane (Grenoble, ma da poco nominato alla testa del Palais de Chaillot-Théâtre national de la danse, a Parigi).

Muniti così del nostro tampone entriamo al Théâtre de l’Agora di Montpellier per assistere alla nuova creazione del grande coreografo francese Angelin Preljocaj, intitolata Deleuze/Hendrix. Ascoltiamo la voce di Gilles Deleuze, il celebre filosofo, mentre tiene una lezione sull’Etica di Spinoza. E ascoltiamo la chitarra ruggente di Jimi Hendrix. Il coreografo li ha associati: il filosofo incarna per lui il pensatore libero per eccellenza; il musicista è “l’innovatore che ha ribaltato l’arte della chitarra e della musica rock in un’altra dimensione”. Su queste voci Preljocaj si abbandona a un potente inno all’edonismo e alla libertà. Sulle parole di Deleuze il movimento degli otto danzatori (quattro uomini e quattro donne) assume figura collettiva, lentezza, armonia, dolcezza, riflessione. Ma quando sorgono la voce e la chitarra di Hendrix, i corpi si scatenano, la sensualità esplode, i duetti diventano torridi.

Fonte: Il Sole 24 Ore