Al Forum Coldiretti la Ue tende una mano agli agricoltori su fitofarmaci ed emissioni

«Da parte nostra non c’è mai stata una demonizzazione degli agricoltori. Ma non va demonizzata neanche la Commissione Ue. Lavoriamo insieme e soprattutto avviamo una stagione di dialogo e di proposte. Alcune verranno accettate altre forse no. Su qualche aspetto sarà possibile una flessibilità non su tutto. Ma solo in questo modo possiamo accompagnare il processo di transizione ecologica anche in agricoltura. Una riduzione degli imput chimici ci deve essere. Ma penso ci siano i margini per gestirla e per favorire la diffusione delle nuove tecnologie, della digitalizzazione e dell’agricoltura di precisione che possono consentire all’agricoltura di essere più sostenibile. In generale, ritengo che gli agricoltori vadano sostenuti per il loro ruolo a protezione dell’ambiente e della biodiversità».
È una sostanziale apertura quella delineata dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans agli agricoltori italiani ed europei dopo le critiche venute alle scelte compiute da Bruxelles in materia di riduzione (del 50% entro il 2030) dei fitofarmaci in agricoltura e di regolamentazione delle emissioni che, rischiano invece di mettere fuori gioco stalle e allevamenti considerati alla stregua di industrie a elevata impronta carbonica.

«Noi non condividiamo – ha aggiunto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – l’idea di un regolamento e di norme che vadano applicate a tutti gli agricoltori europei in egual misura. Anche i sistemi di rilevamento dei dati sono diversi tra gli stati. Ci sono paesi in cui l’utilizzo di prodotti fitosanitari non viene neanche registrato. In questo modo si finisce per penalizzare proprio i paesi che sono stati più attenti sugli imput chimici in agricoltura».
E l’Italia rivendica invece proprio gli sforzi effettuati in anni recenti per ridurre o limitare l’impatto ambientale delle produzioni. «Per questo l’agricoltura italiana – ha aggiunto Prandini – non può essere assimilata ad altri settori ma neanche alle agricolture di altri paesi. In Italia, negli ultimi 20 anni, abbiamo già ridotto del 20% il ricorso ai prodotti chimici. Nuovi drastici giri di vite metterebbero a rischio la nostra produttività costringendoci poi a importare derrate alimentari da paesi lontani che non rispettano i nostri stessi vincoli in materia ambientale. Questo non credo vada nel senso di una maggiore sostenibilità. Occorre guardare le cose da una prospettiva più ampia. Allo stesso modo che senso ha una norma che riduce drasticamente il ricorso i film plastici che invece sono importanti per la conservazione dei prodotti alimentari? Quei vincoli ridurranno la plastica ma porteranno a una nuova esplosione nello spreco di cibo».

«Ma – soprattutto – ha aggiunto il ministro dell’Agricoltura e della Sostenibilità alimentare, Francesco Lollobrigida – prima di mettere al bando dei prodotti chimici occorre trovarne di sostitutivi a minore impatto ambientale. Un processo che richiede tempo. In questa ottica il Governo ha stanziato risorse per la ricerca. La Commissione provi a darci una mano sulla variabile tempo».

Fonte: Il Sole 24 Ore