Alzheimer, il 15% delle forme è di origine genetica

Scoperta una nuova forma genetica di Alzheimer legata a una variante del gene Apoe. Gli scienziati del Sant Pau Research Institute di Barcellona, guidati da Juan Fortea, direttore dell’Unità Memoria del Servizio di Neurologia, hanno osservato che oltre il 95% degli over 65 con due copie del gene ApoE4 (ApoE4 omozigoti) mostrano caratteristiche biologiche di Alzheimer nel cervello o biomarcatori della patologia nel liquido cerebrospinale e nelle scansioni Pet. Il lavoro indica inoltre che gli individui ApoE4 omozigoti sviluppano Alzheimer prima di persone con altre varianti del gene ApoE4.

I risultati suggeriscono che «avere due copie del gene ApoE4 potrebbe rappresentare una nuova forma genetica» della principale forma di demenza, spiega Fortea. «Il gene ApoE4 è conosciuto da oltre 30 anni – ricorda – ed è noto per essere associato a un rischio più alto di ammalarsi di Alzheimer. Ma adesso sappiamo che praticamente tutti gli individui con due copie di questo gene sviluppano una biologia Alzheimer». Averlo capito «è importante – sottolinea l’esperto – perché gli ApoE4 omozigoti rappresentano il 2-3% della popolazione». Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, potrebbe portare a cambiamenti nella diagnosi e nella gestione della malattia e influenzare il modo in cui vengono progettati gli studi clinici.

Sempre su Nature, il team ha detto che la prevedibilità dell’età in cui sono iniziati i sintomi era simile ad altre forme genetiche della malattia come il morbo di Alzheimer autosomico dominante (Adad) e il morbo di Alzheimer nella sindrome di Down (Dsad).
Il dottor Victor Montal, co-autore del Barcelona Supercomputing Center, ha affermato che la ricerca ha catalizzato un cambiamento di paradigma nella comprensione della malattia. «Mentre in precedenza, l’eziologia della demenza era nota in meno dell’1% dei casi, il nostro lavoro ha ora permesso l’identificazione di fattori causali in oltre il 15% dei casi».

Tuttavia, lo studio non ha fatto luce sul rischio di sviluppare la demenza nelle persone con due copie di ApoE4. I ricercatori hanno riferito come i risultati dell’autopsia su 3.297 donatori di cervello hanno rivelato che quasi tutti i 273 donatori con due copie di ApoE4 mostravano segni di Alzheimer nel cervello. Inoltre, hanno anche analizzato i dati clinici di oltre 10.000 persone, rivelando che all’età di 65 anni, quasi tutte le 519 persone con due copie di ApoE4 avevano livelli anormali di beta-amiloide, la proteina coinvolta nell’Alzheimer, nel liquido cerebrospinale e il 75% aveva scansioni amiloidi positive. Anche la prevalenza dei biomarcatori per la malattia è aumentata con l’età.

Per quanto riguarda invece l’età di insorgenza dei sintomi, il team ha rilevato che era di circa 7-10 anni prima nelle persone con due copie di ApoE4, circa 65 anni, rispetto a quelle senza la variante.

Fonte: Il Sole 24 Ore