Area euro, stima inflazione in frenata a +6,1%. Lagarde: «Non siamo soddisfatti» Disoccupazione al minimo storico

L’inflazione dell’Area Euro è aumentata del 6,1% a maggio, in calo rispetto al 7% di aprile, secondo la stima flash di Eurostat. A maggio, l’indice dei responsabili degli acquisti della Zona Euro per il settore manifatturiero è sceso al minimo di 36 mesi a 44,8 dal 45,8 di aprile, comunque superiore al 44,6 della stima preliminare, secondo i dati diffusi da S&P Global e dalla Hamburg Commercial Bank. Su base congiunturale, l’indice è rimasto fermo. Il rallentamento si deve ai beni energetici e anche ai beni alimentari.

Analizzando le principali componenti dell’inflazione, infatti i prodotti alimentari, alcolici e tabacco registrano, in base alle stime, il tasso annuo del 12,5% a maggio rispetto al 13,5% di aprile, seguiti dai beni industriali non energetici (5,8% rispetto al 6,2% ad aprile), servizi (5% contro 5,2% di aprile) ed energia (-1,7%, contro 2,4% di aprile).

Secondo il rapporto, i prezzi alla fabbrica sono diminuiti per la prima volta da settembre 2020. La disoccupazione nell’Eurozona, invece, è scesa al minimo storico ad aprile. Il tasso di disoccupazione è stato del 6,5%, in calo dal 6,6% di marzo, secondo i dati di Eurostat che ha rivisto al rialzo il dato rispetto alla precedente stima del 6,5%. Il numero di disoccupati è sceso di 33mila rispetto a marzo a 11,01 milioni e il tasso di disoccupazione giovanile è leggermente diminuito al 13,9% ad aprile dal 14% del mese precedente.

Sul discorso inflazione, a Bruxelles c’è cautela. In base alle scorse proiezioni, «non possiamo dirci ancora soddisfatti sulle stime dell’inflazione, ma avremo nuove proiezioni nel nostro incontro del 15 giugno, e queste daranno una foto aggiornata che incorpora la stretta aggiuntiva» dell’ultima riunione: lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde in un discorso alle banche tedesche. Lagarde ha spiegato che sull’inflazione di fondo non ci sono prove che abbia raggiunto il picco: «A oggi, tutte le misurazioni monitorate dalla Bce sono ancora forti. E se rimarranno tali dipenderà soprattutto dall’equilibrio di due forze: i prezzi dell’energia e i salari».

Fonte: Il Sole 24 Ore