Arte, letteratura e gusto nelle stazioni più belle del mondo

All’Auditorium Parco della Musica di Roma sino al 1 novembre è in cartellone la mostra “La Memoria delle Stazioni”, un invito a salire a bordo e compiere un viaggio iconografico in questi spazi deputati alla partenza, ritorno e soprattutto incontro di architetture, opere di arte e persone. Rallentando un attimo e prestando attenzione ai dettagli, in questi non-luoghi, invece ammantati da una fisicità strabordante, possiamo essere colti da un fremito di bellezza assoluta. L’esibizione capitolina seguirà anch’essa un lungo itinerario intorno al mondo, accompagnata dai racconti degli scrittori che hanno amato le stazioni di Trieste, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Messina. Intanto ecco un viaggio in quattro delle strutture più affascinanti del pianeta dove prendere il treno.

La Grand Central Station di New York amata anche al cinema

E’ apparsa tantissime volte sul grande schermo. Eppure quando si entra nella Grand Central Station di New York il cuore palpita e gli occhi corrono da un volto all’altro. Sono decine di migliaia, infatti, le persone che ogni giorno salgono sulle vetture in partenza dai 41 binari sopraelevati e 26 sotterranei. Alla bellezza dell’atrio non ci si abitua mai: gli architetti Reed and Stem, Warren and Wetmore firmarono il progetto originario, al quale successivamente furono apposte modifiche col contributo persino di Jacqueline Kennedy Onassis. La luce che entra prepotente e al tempo stesso delicata dalle vetrate della hall è già un classico della Grande Mela. Gli archi, i marmi della facciata neoclassica e le decorazioni, sono davvero preziosi: l’artista parigino Sylvain Salières diede vita alle sculture in bronzo e pietra, così come si notano con meraviglia le iscrizioni ornamentali, le foglie e ghiande intagliate sui lampadari della sala d’attesa principale. Il massimo è sedersi al lungo bancone dell’Oyster Bar, gustare alcuni dei trenta tipi di ostriche e lasciarsi distrarre dai soffitti a volta con motivi a spina di pesce. Per smaltire il pranzo, dal bar vi è un ascensore che porta al 4° piano in cui si trova il campo da tennis Vanderbilt che ha visto allenarsi anche John McEnroe e le sorelle Williams. Poi ci si perde di nuovo nella bolgia che attraversa la Vanderbilt Hall e soprattutto la Main Concourse guardando le costellazioni sull’affresco del soffitto. Magari c’è tempo per un cocktail all’iconico Campbell Bar a meno che, il Tiffany Clock o l’orologio in vetro di opale della Main Hall, sintonizzato sull’ora perfetta del Naval Observatory di Washington DC, non ci colga in grande ritardo. Peccato, perché una cesta di frutta e verdura acquistata del Mercato della Stazione avrebbe fatto comodo.

L’Estação de São Bento fa viaggiare nel tempo coi ventimila azulejos

Si iniziò a costruire nel 1900 laddove sorgeva l’antico convento di São Bento de Avé Maria. A quel tempo, dominavano le influenze parigine, ecco dunque che, all’esterno, l’Estação de São Bento parrebbe tipica di un paese diverso dal Portogallo. Invece è all’interno che si resta basiti dal capolavoro progettato dall’architetto José Marques da Silva che ha rivestito la stazione di Porto con ventimila dei classici azulejos, opera di Jorge Colaço, coi quali si compie un viaggio nella storia della nazione lusitana, compresa quella dei suoi mezzi di trasporto in ordine cronologico sino all’arrivo del treno.

Al tavolo con Agatha Christie nella stazione di Sirkeci a Istanbul

L’Orient Express arrivava a Istanbul direttamente da Venezia. Tra i suoi passeggeri più illustri vi fu Agatha Christie alla quale si deve il mito letterario della stazione di Sirkeci inaugurata nel 1890 proprio come capolinea di quella linea di treni lussuosi. Oggi sotto la pensilina si prende il te mangiando lokum al pistacchio comprati al vicino al Bazar delle Spezie, dove si può pranzare da Havuzlu, lo storico locale al piano superiore, in cui andava anche Mustafa Kemal Atatürk quando, prima di diventare il primo presidente della Turchia, era un semplice studente squattrinato. In quella che un tempo era la sala di aspetto adesso c’è un ristorante, chiamato appunto Orient Express, che conserva in delle teche alcune memorabilia dell’epoca, dalle fotografie ai biglietti e itinerari stampati. I soffitti in legno e le vetrate sono uguali agli originali. Il fascino è intatto. Inoltre siamo proprio a due passi dal Ponte di Galata.

La Estación de Francia modernista tra il Born e la Barceloneta

Fu inaugurata in occasione dell’Esposizione Universale che si tenne a Barcellona nel 1929, progettata da Pedro Muguruza e Andreu Muntaner, contribuendo a diffondere la fama mondiale dello stile modernista catalano. Sembra una cattedrale in ferro composta da due navate che si estendono lungo i dodici binari come una grata metallica alta 29 metri e lunga 195 metri, da cui filtra la luce. La struttura sembra poi dileguarsi quando i treni in uscita sfiorano la Barceloneta con le sue spiagge e il El Peix d’Or di Frank Gehry. Accanto alla sua facciata vi sono l’ingresso del Parc de la Ciutadella, lo Zoo e la serra costruita per la medesima occasione. Il Born si snoda proprio alle spalle della stazione con la Marisquerias La Paradeta in cui mangiare il pesce fresco in compagnia di tanti altri sconosciuti avventori proprio nei pressi dell’Antico Mercato convertito in centro culturale dopo la scoperta dei resti dell’antica città.

Fonte: Il Sole 24 Ore