Borse, scocca l’ora della Fed. Piazza Affari chiude ancora in rialzo con le banche

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Le Borse europee chiudono in rialzo nel giorno della Fed. Più che la decisione della banca centrale Usa in sé (appare scontato un aumento dei tassi di 25 punti base al 4,50%-4,75%), il mercato attende di capire dalle parole del presidente Jerome Powell quale potrà essere la traiettoria della politica monetaria da qui in avanti. Domani toccherà poi a BoE e Bce completare la due giorni delle banche centrali, che catalizza l’attenzione degli investitori mentre prosegue anche la stagione delle trimestrali.

Sul fronte macro, martedì il dato sul costo del lavoro Usa ha fatto scommettere molti investitori su un raffreddamento dell’inflazione, alimentando le aspettative per un atteggiamento più morbido della Fed. Intanto il rapporto Adp sull’occupazione nel settore privato, che precede l’atteso dato sulla disoccupazione (in calendario venerdì 3), ha segnalato 106mila nuovi posti creati a gennaio (le stime erano di +190mila), e l’indice che misura la performance del settore manifatturiero negli Stati Uniti è sceso a gennaio rispetto al mese precedente e oltre le attese. Il settore è quindi rimasto in contrazione. Nell’Eurozona l’inflazione ha proseguito il rallentamento in gennaio, scendendo più delle attese all’8,5 per cento.

Tornando ai listini, il FTSE MIB di Piazza Affari, dopo il gennaio da +12%, parte col piede giusto anche nel mese di febbraio. Il listino continua ad approfittare del traino delle banche: nuovi acquisti su Unicredit dopo gli utili record e l’aumento del payout, ma si è messa in luce soprattutto Intesa Sanpaolo, che venerdì alzerà il velo sui conti 2022. Il comparto bancario ha beneficiato anche di un report di Ubs che premia Banca Pop Er con raccomandazione “Buy”. Per quanto riguarda gli altri indici la migliore è stata Madrid (IBEX 35). In calo Zurigo e Londra.

Wall Street, gennaio super. Arrivano i conti delle Big Tech

Wall Street chiude positiva con la Fed. Il Dow Jones sale dello 0,03% a 34.094,60 punti, il Nasdaq avanza del 2,00% a 11.816,32 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dell’1,05% a 4.119,49 punti. Gennaio si è chiuso in deciso rialzo per i listini Usa: il Dow Jones ha guadagnato circa il 2,8%, lo S&P 500 ha aggiunto circa il 6,2%, registrando la migliore partenza dell’anno dal 2019; il Nasdaq ha guadagnato circa l’11%, per la miglior performance mensile da luglio e il miglior inizio d’anno dal 2001. Oltre alla Fed, i mercati attendono le trimestrali delle Big Tech: dopo la chiusura, è in programma quella di Meta Platforms; domani, sempre dopo la chiusura dei mercati, saranno pubblicate quelle di Apple, Alphabet e Amazon. Sull’azionario, Peloton balza dopo la pubblicazione della trimestrale: la società di attrezzature sportive ha registrato un’altra perdita trimestrale e un calo del 30% delle vendite, ma i risultati sono stati migliori delle attese e il flusso di cassa negativo si e’ ridotto notevolmente, passando dai 546,7 milioni di un anno prima a 94,4 milioni.

L’inflazione dell’Eurozona frena all’8,5% in gennaio

Nell’Eurozona, come detto, in gennaio secondo la stima flash di Eurostat l’inflazione è scesa all’8,5% dal 9,2% di dicembre e contro attese per un rallentamento più moderato al 9%. Quanto ai singoli componenti, la frenata è in larga parte dovuto ai prezzi dell’energia che hanno visto un tasso al 17,2% dal 25,5% di dicembre. I prezzi di alimentari, alcool e tabacco si sono attestati al 14,1% dal 13,8%, quelli dei beni industriali diversi dall’energia al 6,9% dal 6,4% e quelli dei servizi al 4,2% dal 4,4%. L’inflazione al netto dell’energia è così prevista al 7,3% e quella al netto di energia, cibo, alcool e tabacco al 5,2%. Quanto ai singoli Paesi, la stima per l’Italia è al 10,9% in gennaio e il nostro Paese registra uno dei rallentamenti più consistenti rispetto a dicembre (era al 12,3%). La dinamica dei prezzi è più contenuta ma ancora in salita in Francia (7% da 6,7%) e Spagna (5,8% da 5,5%). Non disponibile il dato della Germania. L’inflazione più alta è in Lettonia (21,6% da 20,7%), seguita da Estonia (18,8% da 17,5%), Lituania (18,4% da 20%) e Slovacchia (14,9% da 15%).

Fonte: Il Sole 24 Ore