Brunello di Montalcino, si chiude un anno d’oro: vendite a +12,2%

Fare “di qualità virtù”. Potrebbe racchiudersi in questa massima la positiva congiuntura che ha aiutato alcune grandi denominazioni del vino italiano ad affrontare le difficoltà della pandemia. Un vero e proprio terremoto per l’intera economia internazionale e che in Italia ogni produttore ha cercato di fronteggiare per cercare almeno di limitare i danni con le armi che aveva a disposizione. Così le cantine più grandi e strutturate hanno riposizionato le proprie vendite sul canale della grande distribuzione in Italia e all’estero, l’unico rimasto sempre in funzione. Le cantine più piccole e più esposte invece con la ristorazione (l’anello distributivo invece più danneggiato dall’emergenza Covid) hanno provato a riposizionarsi accelerando sull’e-commerce e sul delivery o esplorando nuove modalità di autopromozione come i webinar e i wine club.

Altri produttori ancora hanno cercato di sfruttare nella maniera migliore una congiuntura favorevole che si è verificata persino in questa devastante crisi. Come quella di gestire il debutto sul mercato di due annate consecutive di grande qualità: la 2015 e la 2016.
Un vero e proprio “biennio d’oro” che si è verificato molto raramente nella storia delle grandi denominazioni del vino e che tuttavia è stato registrato quest’anno dal Brunello di Montalcino come evidenziato dalla consegna dei contrassegni di stato Docg, le fascette spesso posizionate sul collo delle bottiglie. Non si tratta di dati di vendita veri e propri ma di uno strumento a disposizione dei consorzi per effettuare un’affidabile preview di mercato. Perché le consegne dei contrassegni seguono il trend delle richieste e prenotazioni.
Ebbene nel 2020 il Consorzio del Brunello di Montalcino ha effettuato la consegna di circa 9 milioni di contrassegni Docg. Il dato fornito dall’ente di certificazione Valoritalia è superiore del 12,2% alle vendite 2019 e del 4,3% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

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A trainare gli ordini l’etichetta 2015, giudicata straordinaria dalla critica internazionale e oggetto di un boom di richieste da tutto il mondo ancor prima del suo esordio sugli scaffali. Alla sua prima stagione di vendita (da quest’anno è in commercio la riserva), l’annata 2015 ha già fatto meglio dei due millesimi precedenti rispettivamente del +53% del +32%.
Ottime notizie anche per un’altra “predestinata” – l’annata 2016 – per cui tra novembre e dicembre scorsi sono stati richiesti 2,7 milioni di contrassegni Docg per altrettante bottiglie pronte a essere distribuite nel mondo.
«Considerata la congiuntura attuale – ha commentato il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – il risultato generale è assolutamente positivo, anche se secondo le nostre stime in condizioni normali la crescita sarebbe stata almeno doppia. Alla luce dei fatti tuttavia riteniamo una fortuna aver potuto affrontare il periodo più difficile con le 2 annate consecutive migliori della storia come alleate, e se la 2015 ci ha consentito di difenderci nel migliore dei modi, la 2016 ha tutte le carte in regola per consolidare il brand Brunello tra i più grandi vini del mondo».
L’emergenza sanitaria, osserva il Consorzio, ha certamente limitato ma non fermato una crescita che sarebbe stata ancora più netta senza i cali di richieste dei mesi di maggio e dicembre.
Il Consorzio di tutela del vino Brunello di Montalcino riunisce 212 soci (che rappresentano il 98,2% della produzione di Brunello), per una tutela che si estende su un vigneto di oltre 4.300 ettari nel comprensorio del Comune di Montalcino. Di questi, 3.150 sono iscritti a Doc e Docg (2.100 a Brunello, contingentati dal 1997, 500 a Rosso di Montalcino, 50 a Moscadello, 480 a Sant’Antimo)

Fonte: Il Sole 24 Ore