Cala ancora la produzione tedesca, crescita rivista al ribasso per l’Eurozona

L’industria tedesca arranca, confermando previsioni negative per l’economia. Ma tutta l’Eurozona fatica a crescere, con un secondo trimestre che si è rivelato peggiore del previsto secondo i dati diffusi ieri da Eurostat.

La produzione industriale della Germania a luglio è scesa dello 0,8% mensile, contro una stima media degli analisti dello 0,5% e dopo che a giugno il dato era stato già negativo dell’1,4%. Su base annua il calo è del 2,25%. La tendenza al ribasso dell’industria tedesca – condizionata dalla debolezza della domanda, in particolare dalla Cina, la carenza di manodopera e gli alti tassi di interesse – rischia di pesare ulteriormente sull’economia in generale, come ha sottolineato Ralph Solveen, economista di Commerzbank Research: «Ci sono quindi -. ha rilevato – molti elementi che suggeriscono che l’economia tedesca si contrarrà di nuovo nella seconda metà dell’anno».

A conferma di questo trend, l’istituto Ifo ha ribadito ieri che il Pil si contrarrà dello 0,4% quest’anno. «Contrariamente alle aspettative – ha affermato Timo Wollmershaueser, capo del settore previsioni – è probabile che la ripresa non si concretizzi nella seconda metà dell’anno».

Anche sul fronte più ampio dell’Eurozona non sono arrivati ieri dati particolarmente incoraggianti. Si tratta, in questo caso, della seconda lettura del Pil del secondo trimestre, con Eurostat che ha corretto al ribasso le prime stime: in Eurolandia l’economia è cresciuta tra aprile e giugno solo dello 0,1% congiunturale e dello 0,5% tendenziale. Gli aumenti sono inferiori rispetto al consensus, alla media delle attese degli analisti, e alla stima flash diffusa a metà agosto, che indicava un +0.3% congiunturale.

Tra le grandi economie dell’Eurozona, la prestazione peggiore +è dell’Italia, con una flessione del prodotto interno lordo dello 0,4% rispetto al primo trimestre. Crescita 0 in Germania, +0.5% in Francia e +0,4% in Spagna. In crescita negativa, oltre all’Italia, tra i Paesi Ue ci sono Estonia (-0,2%), Cipro (-0,4%), Lettonia, Ungheria e Olanda (-0,3%), Austria -0,7%, Polonia (-2,2%), Svezia (-0,8%).

Fonte: Il Sole 24 Ore