I produttori italiani di bevande analcoliche riuniti in Assobibe chiedono un tavolo urgente col governo affinchè venga rinviata l’entrata in vigore della Sugar tax prevista per il prossimo 1° luglio. I suoi effetti, sostengono le imprese, sarebbero infatti negativi sia sul settore che sulle casse stesse dello Stato. «Il comparto – ha calcolato il presidente di Assobibe, Giangiacomo Pierini – dovrà infatti sostenere extra-costi per oltre 2,2 milioni di euro per gli adempimenti necessari al versamento mensile di questa nuova gabella. Inoltre, le esigue entrate auspicate con l’ingresso della Sugar tax non tengono conto dei 275 milioni di euro di mancato gettito Iva conseguente alla contrazione del 16% delle vendite di bibite che ci aspettiamo nel biennio successivo all’entrata in vigore della norma».
La possibile entrata in vigore della Sugar tax, attualmente prevista per il 1° luglio 2025, salvo emendamenti nella manovra suggeriti da una parte della maggioranza – in particolare da Forza Italia – avrebbe pesanti ripercussioni su un settore, secondo Assobibe, già in sofferenza per colpa dell’inflazione, dell’aumento del costo delle materie prime e dei rincari previsti a partire dal prossimo gennaio con l’entrata in vigore delle norme Ue sulla plastica monouso.
«La Sugar tax – aggiunge l’associazione in una nota – non solo aumenta vertiginosamente la pressione fiscale sulle imprese, ma incide fortemente sulla burocrazia andando ad esempio a introdurre ulteriori 70 procedure aziendali aggiuntive. La nuova imposta obbliga inoltre tutte le imprese a redigere, ogni mese, diversi prospetti dettagliati sul processo produttivo che non riguardano dunque direttamente la tassa, e alle Pmi di compilare oltre 450 voci nella registrazione iniziale prevista»
Secondo uno studio condotto da Nomisma nel 2023, oltre al calo delle vendite di bibite prevista nel prossimo biennio a causa della Sugar tax, il settore andrebbe incontro a una riduzione di 46 milioni di euro degli investimenti da parte delle imprese produttrici e una contrazione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 milioni di euro.
Fonte: Il Sole 24 Ore