Pubblicato il rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura sulla visita nell’aprile 2024 nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Milano, Gradisca, Potenza e Roma. Il Comitato è un organo del Consiglio d’Europa che si occupa di diritti umani
Fonte: Il Sole 24 Ore
Il primo indizio di irregolarità l’ha dato direttamente lui. Calin Georgescu-Roe, candidato alla presidenza della Repubblica rumena inizialmente ammesso al ballottaggio insieme a Elena Varica Vasconi, aveva dichiarato all’Autorità elettorale zero leu (moneta rumena) come budget della sua campagna elettorale. Una dichiarazione «in contraddizione» con le informazioni dell’intelligence; incongruente con «la portata della campagna elettorale»; e contraria alla consapevolezza che una candidatura «comporta spese rilevanti».
La trasparenza del finanziamento – anche per i social («dovrebbero essere tenuti a comunicare i dati sulla comunicazione politica e gli sponsor») – è tra i fattori analizzati dalla Corte costituzionale rumena nelle motivazioni della sentenza con cui ha annullato il procedimento per la nomina del nuovo capo dello Stato. Cinque sole pagine – tradotte in italiano dalla rivista Nomos – che hanno aperto un dibattito internazionale politico e tecnico, echeggiato ieri nel seminario di Quaderni costituzionali de Il Mulino.
«Il procedimento elettorale è stato viziato in tutto il suo svolgimento e in tutte le fasi da molteplici irregolarità e violazioni della legislazione», scrivono i nove giudici spiegando le ragioni di una decisione dirompente, che fa fare i conti con la guerra ibrida della Russia di Vladimir Putin, ma attira sulla stessa Corte le critiche di chi le contesta un assist al primo ministro in carica, il socialdemocratico Ion-Marcel Ciolacu, arrivato terzo nella competizione.
Nelle motivazioni, i giudici ricordano il dovere di controllo costituzionale, la fondamentale tutela sia dei «diritti elettorali dei cittadini sia i fondamenti dell’ordine costituzionale, premesse essenziali per il mantenimento del carattere democratico e dello Stato di diritto». A loro dire, invece, il voto degli elettori è stato «manipolato» e le pari opportunità tra i candidati sono state «distorte», «attraverso l’uso non trasparente delle tecnologie e dell’ intelligenza artificiale, nonché attraverso il finanziamento della campagna elettorale da fonti non dichiarate».
Nello specifico, «uno dei candidati ha beneficiato di una promozione aggressiva, effettuata eludendo la legislazione nazionale e sfruttando in modo abusivo gli algoritmi social». Per i giudici, Calin Georgescu «ha beneficiato di un trattamento preferenziale sui social, con l’effetto di distorcere la volontà degli elettori». Un quadro davanti al quale la Corte ha ritenuto di dover intervenire, invocando la «responsabilità dello Stato di prevenire qualsiasi interferenza ingiustificata» e il «dovere di far fronte ai rischi generati dalle campagne di disinformazione che possono compromettere l’integrità dei processi elettorali».
Fonte: Il Sole 24 Ore
È stato incerto fino all’ultimo. François Bayrou è stato fin dalle prime ore della crisi di governo il candidato favorito, ma nel giorno della nomina le cose sembravano essersi complicate. Ricevuto all’Eliseo alle 8.30 del mattino, ne è uscito da una porta laterale un’ora e tre quarti dopo. Nel frattempo trapelavano notizie di un incontro “teso” nel quale il presidente Emmanuel Macron avrebbe proposto al leader del Mouvement Dèmocrat di essere il numero due dietro l’ex socialista (e macroniano di ferro) Roland Lescure, ricevendo un rifiuto e la proposta di nominare invece Bernard Cazeneuve. Uno dei sette aerei presidenziali, partito da Parigi, era stato segnalato di ritorno da Cherbourg, la città di Cazeneuve…
Poi, la sorpresa. Bayrou è stato nominato primo ministro, e dovrà ora capire quanta parte dell’intesa di non-censure chiusa con i partiti dell’arco repubblicano (i macroniani con gli alleati, i socialisti, gli ecologisti, i comunisti e i gollisti républicains) potrà sopravvivere e potrà trasformarsi in una coalizione di governo. È possibile che la formazione del governo possa prendere diversi giorni. Sia la destra repubblicana, sia i partiti di sinistra chiedevano un primo ministro scelto tra i propri ranghi.
Il primo segretario del Partito comunista (Pcf), Fabien Roussel, ha subito commentato: «È una cattiva notizia». Non ha però escluso il sostegno esterno: ha chiesto che Bayrou «si impegni a non applicare l’articolo 49.3», che permette al governo, in alcuni casi, di approvare una legge senza voto del Parlamento. «È così che potrà non affrontare una censura», ha aggiunto. Persino sprezzante la reazione degli ecologisti: «È un cattivo teatro da boulevard», ha scritto Marine Tondelier, che ha concluso: «Povera Francia».
Per le forze politiche del Nouveau Front Populaire sarebbe stato importante poter sostenere di fronte all’elettorato la scelta di participare, o almeno di non ostacolare il nuovo governo: in questo senso era considerata più probabile o più opportuna la scelta di un ex socialista come Lescure o Cazeneuve, programmaticamente vicini e politicamente lontani quanto basta per non essere troppo coinvolti da eventuali scelte impopolari o da un insuccesso.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Il governo metropolitano di Tokyo vara la settimana corta per combattere l’inverno demografico. L’ente che amministra la metropoli giapponese permetterà al proprio personale di lavorare per quattro giorni alla settimana in quello che si propone come un esperimento radicale per provare a invertire il basso tasso di natalità del Giappone.
Il programma, all’insegna del principio «four-on, three-off» che punta alla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, arriva mentre la popolazione giapponese si avvia verso il 16esimo anno consecutivo di declino demografico.
Il progetto del governo di Tokyo, che partirà nell’aprile 2025, consente ai dipendenti di modificare il proprio orario di lavoro per liberare completamente un giorno a scelta ogni settimana. L’iniziativa punta ad andare incontro ai 160mila dipendenti dipendenti dell’amministrazione comunale la cui giurisdizione sovrintende alla vita di 12,5 milioni di persone. L’esperimento della settimana corta segue programmi simili di governi locali delle prefetture e delle città di tutto il Giappone.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Dopo Meta Platforms di Mark Zuckerberg, arriva Jeff Bezos. Il proprietario di Amazon e del Washington Post donerà un milione di dollari per la cerimonia di insediamento di Donald Trump, proprio come ha fatto il ceo di Meta nei giorni scorsi. Lo riferisce la Cnn, citando fonti informate. Bezos incontrerà il presidente eletto degli Usa la prossima settimana a Mar-a-Lago, secondo quanto annunciato dallo stesso Trump il 12 dicembre a Wall Street. “Verrà la prossima settimana in Florida”, ha detto il tycoon. Amazon ha anche ottenuto la possibilità di trasmettere la cerimonia di insediamento in programma il 20 gennaio 2025 sul suo servizio Prime Video, secondo quanto ha riferito un portavoce dell’azienda, fornendo un servizio che equivale ad un altro milione di dollari, in valore reale, che verrà conteggiato come una donazione.
Trump ha criticato la copertura del suo primo mandato presidenziale da parte del Washington Post, di proprietà di Bezos. Il Post ha deciso di non appoggiare un candidato alle elezioni presidenziali di novembre. Secondo la National Public Radio, la decisione ha bloccato l’appoggio alla candidata democratica Kamala Harris. Bezos ha difeso la decisione di non appoggiare un candidato, affermando in un articolo del giornale che “la maggior parte delle persone crede che i media siano di parte” e che il Post e gli altri giornali avevano bisogno di aumentare la loro credibilità. Nel 2017, al tempo del suo primo mandato presidenziale, Trump raccolse la cifra record di 106,7 milioni di dollari per i festeggiamenti dell’inaugurazione.
Convergenza sul programma per l’economia del neo presidente
Stephen Miller, nominato vice capo dello staff per il secondo mandato di Trump, ha dichiarato che Zuckerberg, come altri leader aziendali, vuole sostenere i piani economici di Trump. L’amministratore delegato del settore tecnologico sta cercando di cambiare la percezione della sua azienda a destra dopo un rapporto difficile con Trump. Trump era stato cacciato da Facebook dopo l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. L’azienda ha ripristinato il suo account all’inizio del 2023.
Durante la campagna elettorale del 2024, Zuckerberg non ha appoggiato alcun candidato alla presidenza, ma ha espresso una posizione più positiva nei confronti di Trump. All’inizio dell’anno ha elogiato la risposta di Trump al suo primo tentativo di assassinio.
Tuttavia, Trump ha continuato ad attaccare pubblicamente Zuckerberg durante la campagna elettorale. A luglio, ha pubblicato un messaggio sulla sua piattaforma Truth Social in cui minacciava di mandare in prigione i truffatori elettorali, citando in parte un soprannome da lui usato per il CEO di Meta. “ZUCKERBUCKS, fai attenzione!”. ha scritto Trump.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Usa, a Kiev pacchetto di aiuti da 500 milioni
Come anticipato in un briefing alla stampa il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby, gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina. “Nell’ambito dell’aumento degli aiuti alla sicurezza annunciato dal presidente Biden il 26 settembre, gli Stati Uniti stanno fornendo un altro importante pacchetto di armi e attrezzature ai nostri partner ucraini, affinché si difendano dagli attacchi in corso della Russia”, si legge in una nota del Dipartimento di Stato.
“Questa assistenza aggiuntiva, fornita in base ai precedenti prelievi dalle azioni del Dipartimento della Difesa, è valutata a 500 milioni di dollari”.
Le forniture comprendono munizioni per lanciarazzi di precisione Himars, munizioni per artiglieria, droni, veicoli blindati e attrezzature per la protezione da attacchi chimici, biologici, radiologici e nucleari, insieme ad altre attrezzature, si legge in una nota del Dipartimento di Stato americano. Quest’ultima tranche di aiuti segue un pacchetto da 988 milioni di dollari e un altro da 725 milioni di dollari, entrambi annunciati all’inizio di questo mese. L’amministrazione uscente di Joe Biden sta lavorando per fornire quanti più aiuti possibili all’Ucraina prima dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump.
Fonte: Il Sole 24 Ore
In attesa dell’arrivo anticipato di Emmanuel Macron dalla Polonia, dove ha abbreviato la visita ufficiale per avere il tempo di nominare questa sera il primo ministro, a Parigi infuria il toto-premier. L’ultima voce che si rincorre nei corridoi del Palazzo à quella di Roland Lescure, fedelissimo di Macron ed ex ministro dell’Industria. Netta l’ostilità del Rassemblement National (Rn) con due dirigenti del partito di Marine Le Pen come Sébastien Chenu e Jean-Philippe Tanguy che hanno espresso la loro ostilità su X. Messaggio critico postato e subito cancellato anche da parte della portavoce del gruppo di Le Pen, Laure Lavalette: “Roland Lescure? Mozione di sfiducia”. Il nome di Lescure, socialista liberale, sarebbe però sul tavolo insieme con quelli di François Bayrou e Bernard Cazeneuve, era emerso negli ultimi giorni per le sue critiche al peso del partito di Marine Le Pen nella nascita del governo Barnier. Ieri, era all’Eliseo per la consegna della Legion d’onore ad un imprenditore.
Nel frattempo, il 61% dei francesi si dice preoccupato per la situazione politica della Francia: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Elabe per BFMTV, in attesa che il presidente, Emmanuel Macron, nomini come previsto un nuovo premier dopo la caduta del governo di Michel Barnier. Quanto all’accordo cosiddetto di “non censura” evocato nei giorni scorsi tra Macron e le forze politiche (fatta eccezione per il Rassemblement National di Marine Le Pen e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon), il 69% lo considera positivo per porre fine all’instabilità. Interrogato sul futuro governo, il 41% auspica un premier apolitico, 23% lo vorrebbe di sinistra, 17% del Rassemblement National, e solo il 6% macroniano.
Fiducia Macron ai minimi
Il presidente francese, intanto, raccoglie la fiducia di appena il 21% dei francesi, il livello più basso dal suo arrivo all’Eliseo nel 2017: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto Elabe per Les Echos, mentre la Francia si appresta a nominare un nuovo primo ministro a Matignon dopo la caduta del governo di Michel Barnier. Tra le altre personalità politiche, cresce la fiducia nell’ex premier di centrodestra e capo del partito Horizons, Edouard Philippe (41%, +4 punti in un mese), ma anche nell’ex premier macroniano Gabriel Attal (37%, +4 punti) e nel presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella (35%, +1 punto). Il sondaggio evidenzia, tra l’altro, la forte progressione di François Bayrou, il leader del partito centrista MoDem, indicato nel totoministri come futuro possibile premier della Francia al posto del dimissionario, Michel Barnier. Bayrou ha conquistato in un mese ben 8 punti di popolarità, per raggiungere il 29%, al settimo posto. Un altro pretendente a Matignon, Bernard Cazeneuve, si piazza al nono posto, ottenendo il 28%, 5 punti in più rispetto al precedente sondaggio.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Entro il 2027, il piano di risparmi di Ford include 2.900 addetti in meno in Germania. Altri grandi gruppi, come Audi e Siemens, vogliono ridimensionare la forza lavoro.
Il gigante dell’acciaio Thyssen-Krupp, altro gruppo simbolo dell’industria tedesca in profonda crisi, cancellerà 11mila posti di lavoro, di cui 5mila entro il 2030 e altri 6mila attraverso spin-off o cessioni. I tagli ammontano a circa il 40% della forza lavoro tedesca.
La ripresa non si vede
Ieri, tre istituti economici hanno rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil tedesco nel 2025. Secondo l’Ifw di Kiel, l’economia dovrebbe ristagnare l’anno prossimo, dopo la contrazione dello 0,3% del 2023 e il -0,2% previsto per il 2024. A settembre, l’istituto prevedeva una crescita dello 0,5% per il 2025. «L’economia tedesca non riesce a liberarsi dalla stagnazione, non ci sono quasi segnali di ripresa», spiegano i suoi analisti.
«Quest’anno, l’economia continuerà il suo percorso a zig-zag da un trimestre all’altro, intorno alla linea dello zero, e probabilmente si ridurrà complessivamente dello 0,2%», ha dichiarato l’Istituto tedesco per la ricerca economica Diw, di Berlino. Nel 2025, la crescita dovrebbe fermarsi allo 0,2%. Problemi ciclici strutturali stanno «colpendo in particolare l’industria manifatturiera, la spina dorsale dell’economia tedesca», ha dichiarato Geraldine Dany-Knedlik, responsabile delle previsioni economiche del Diw.
Un po’ meno pessimista l’Ifo, che per il 2025 prevede una crescita dello 0,4%, se la Germania non riuscirà a superare i problemi strutturali, mentre con le giuste ricette di politica economica, potrebbe raggiungere l’1,1%. A settembre, l’Ifo prevedeva una crescita dello 0,9%.
Fonte: Il Sole 24 Ore
La Bce, per la quarta volta da quando ha iniziato a tagliare i tassi lo scorso giugno, riduce il costo del denaro con una sforbiciata da 25 punti base. Lo comunica la banca centrale. Il tasso sui depositi scende così al 3%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 3,15%, quello sui prestiti marginali al 3,40%.
La Banca centrale europea, inoltre, rivede nuovamente al ribasso le stime di crescita, con una nuova sforbiciata rispetto alle previsioni di settembre. Secondo le “staff projections” la crescita si fermerà allo 0,7% nel 2024, (da 0,8% di settembre), a 1,1% nel 2025 (da 1,3%) e dell’1,4% nel 2026 (da 1,5%). La stima sul 2027 è di 1,3%. «I nostri esperti si attendono ora una ripresa economica più lenta di quanto indicato nelle proiezioni di settembre – si legge in una nota della Bce – gli indicatori basati sulle indagini congiunturali segnalano una contrazione nell’attuale trimestre».
Fonte: Il Sole 24 Ore
Trump ha battuto la rivale Kamala Harris e il suo grande sostenitore Elon Musk, che fu persona dell’Anno nel 2021
Donald Trump è la persona dell’anno di Time per il 2024. «La sua rinascita politica non ha paralleli nella storia americana», scrive il magazine annunciando la scelta. È la seconda volta che il presidente eletto diventa Persona dell’Anno. La prima fu nel 2016 dopo aver sconfitto alle elezioni per la Casa Bianca Hillary Clinton.
Trump su Time ha battuto la rivale Kamala Harris e il suo grande sostenitore Elon Musk (quest’ultimo persona dell’Anno 2021), che la rivista aveva indicato nella rosa di dieci finalisti.
Fonte: Il Sole 24 Ore