Con le crisi nel Mar Rosso e in Medio Oriente il prezzo del petrolio sale ma l’inflazione cala, ecco perché

È vero: le tensioni geopolitiche hanno già effetti tangibili, ad esempio gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso frenano i trasporti intercontinentali e quindi gli scambi di beni. Ne risentono le quotazioni di alcune materie prime, come nel caso del greggio, i cui prezzi hanno anche scontato le restrizioni alla produzione in alcuni paesi dell’OPEC+. Ma, sottolinea l’Ufficio parlamentare di bilancio nella Nota sulla congiuntura di aprile, «al momento le condizioni di domanda debole e le scorte elevate stanno attenuando la trasmissione degli aumenti dei costi sui prezzi».

A partire dall’autunno infatti le spinte inflazionistiche si sono attenuate e le dinamiche salariali sono rimaste contenute, anche in virtù di aspettative sui prezzi moderate. La diffusione dell’ondata inflazionistica continua ad attenuarsi: nei primi due mesi del 2024 il 42 per cento delle voci di spesa ha mostrato variazioni di prezzo tra l’uno e il tre per cento sui dodici mesi e l’inflazione estrema (sopra il cinque per cento) ha interessato solo per il 14 per cento del paniere. Le spinte inflazionistiche a monte della catena di produzione stanno rientrando.

Ciò detto, aggiunge allo stesso tempo l’Upb, rimane elevata l’incertezza sul rientro delle componenti di prezzo più persistenti, quali quelle dei servizi e degli alimentari. «L’instabilità del quadro globale è tale che non si possono escludere nuovi rischi al rialzo per l’inflazione».

Il recente rialzo delle quotazioni delle materie prime

Le accresciute tensioni geopolitiche sono infatti tra le maggiori cause del recente rialzo delle quotazioni delle materie prime (a cominciare dal petrolio), in particolare del greggio, oltre che degli aumenti dei costi di trasporto delle merci; inoltre si allungano i tempi delle spedizioni intercontinentali, determinando così possibili interruzioni nelle catene globali del valore, con inevitabili conseguenze sui flussi del commercio mondiale. L’Upb parla, per ora, di «moderate pressioni inflazionistiche nel processo a monte della formazione di prezzi».

L’aumento del prezzo del greggio

Dall’inizio del 2024 il prezzo del brent per barile è in moderata crescita. L’Opec+ ha deciso di estendere i tagli all’estrazione di petrolio fino alla metà di quest’anno; la Russia ridurrà notevolmente la produzione di petrolio nel secondo trimestre e l’Arabia Saudita contribuirà per metà dell’intera riduzione annunciata. La decisione non ha sorpreso i mercati, che si aspettavano l’estensione dei tagli anche in vista del forte rialzo della produzione da parte di diversi paesi rivali, come gli Stati Uniti. Di contro, prosegue la flessione iniziata lo scorso ottobre del prezzo del gas naturale rilevato sul mercato olandese (TTF), che ha portato le quotazioni stabilmente al di sotto dei 30 euro per megawatt-ora.

Fonte: Il Sole 24 Ore