Così i nuovi ammortizzatori sociali: l’obiettivo è coprire tutti i lavoratori

L’orizzonte di arrivo è garantire a tutti i lavoratori la copertura di un ammortizzatore sociale, la realizzazione cioè di un modello universale di sostegno nel caso di crisi aziendali momentanee o, più drammaticamente, della perdita del posto di lavoro. Si muove con questo spirito il percorso di revisione dell’attuale quadro normativo (il Dlgs 148 del 2015) fissato nel Titolo V del disegno di legge di Bilancio 2022. Un capitolo corposo, quello definito come «Riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali», che si snoda per 24 articoli ma che ha il suo cuore in una scelta per ben precisa: allargare le prestazioni.

Per farlo, l’Esecutivo sceglie di rafforzare il ruolo dei Fondi bilaterali a cui spetterà ora il compito di “tutelare” i lavoratori delle aziende più piccole. Vediamo in che modo.

Due i punti fermi: il restyling degli ammortizzatori sociali punta, come si diceva, all’universalità, indipendentemente dal settore economico e dalla classe dimensionale del datore di lavoro. Indirettamente, l’altro principio che sottende a questa revisione, prevede che non si debba più fare ricorso a strumenti in deroga, come avvenuto finora (e recentemente per il Covid), per far fronte alle situazioni emergenziali in favore della platea di soggetti esclusi dalle integrazioni salariali.

Le modifiche

Più nel dettaglio, tra i vari interventi e fatte salve eventuali modifiche che interverranno nell’iter parlamentare della legge, un ruolo fondamentale lo potranno giocare i fondi di solidarietà bilaterali e quelli bilaterali alternativi, ai quali il legislatore rinnova la spinta già impressa nel 2015: infatti, nei comparti ove sono già esistenti, dovranno adeguarsi alle nuove regole entro il 2022, mentre potranno sempre essere creati in quelli scoperti. Laddove queste due condizioni non si verificassero, tutti i datori di lavoro non coperti dalla Cigo, con almeno un dipendente, saranno tenuti a versare la contribuzione al fondo di integrazione salariale Inps (Fis). L’aliquota di finanziamento sarà pari allo 0,50% ovvero allo 0,80%, a seconda che il datore abbia occupato mediamente – nel semestre precedente – fino a cinque dipendenti oppure più di cinque.

Il passaggio al nuovo modello

Poiché l’adeguamento dei fondi bilaterali oggi esistenti non sarà immediato, resta da capire come sarà gestito il versamento della contribuzione: è plausibile che si possa realizzare una dinamica simile a quanto avvenuto recentemente nel caso del fondo di solidarietà bilaterale degli studi professionali. Quindi, nelle more dell’adattamento delle regole di fondi esistenti o dell’istituzione di eventuali nuovi fondi, i datori finora rimasti fuori verseranno al Fis; non appena i fondi si saranno conformati alle nuove regole, i contributi (anche quelli pregressi) dovranno essere versati ai fondi settoriali di appartenenza, recuperando dal Fis quanto versato nel frattempo.

Fonte: Il Sole 24 Ore