Crochet, il trend che tutti sentono

Cavalcare il successo (improvviso)

Phoebe Philo stessa intuì che quella forma andava “cavalcata” e nelle stagioni successive propose nuovi modelli, che conservavano quella silhouette ipnotizzante: la propose in pellami di ogni genere, in misure diverse, in combinazioni di colori le più svariate. Accadde qualcosa tutto intorno a Celine, quella forma non scatenò solo il desiderio di possesso delle donne, colpì evidentemente l’immaginario di molti stilisti. Come per il crochet, da una parte c’era la prova provata che la forma piaceva, che le borse a trapezio vendevano. Dall’altra c’era il bisogno di proporne una versione che non fosse proprio la copia sfacciata della creazione di Phoebe Philo. E, ripetiamolo, c’era quasi un’urgenza, una necessità creativa di cimentarsi con quella forma. Quasi che la borsa a trapezio – come il crochet oggi – nella sua, in fondo, semplicità, avesse toccato una corda profonda in tutti: in chi disegna la moda, in chi la segue, in chi la segue e la compra. E forse persino in chi non segue la moda, ma vedendo la borsa “simil Trapeze” in un mercatino la sceglieva al posto di un’altra. Magari senza aver mai sentito parlare di Celine o di Phoebe Philo.

La Trapeze-mania

Negli anni successivi al lancio ufficiale della Trapeze, fino a circa il 2013-14, tutti i marchi – e intendiamo propri tutti, con pochissime eccezioni (una di queste fu Chanel) – proposero una versione della “borsa con le orecchie”, come alcuni la chiamavano. Alla fine, potremmo dire, ne rimase una sola: lei, l’originale, quella di Celine. Tutti gli altri marchi passarono oltre, alla ricerca della successiva it bag. La Trapeze e le sue sorelle sono tanto “ingombranti” che l’attuale direttore creativo della maison ha deciso di non metterle più in primo piano nei negozi. Ma sul web, sui siti di “moda pre-loved”, a iniziare da Vestiaire Collective, la famiglia Trapeze raggiunge quotazioni ancora oggi molto superiori ai prezzi retail originari.

Come tutto è iniziato grazie a Cinzia Macchi e La Milanesa

Il caso della mania per l’uncinetto e in particolare di quelle con le “mattonelle a uncinetto” è un po’ diverso: per quanto riguarda le borse in sé, l’idea originale è certamente di Cinzia Macchi e del suo marchio La Milanesa . Prima che scoppiasse la pandemia lanciò per prima una borsa di forma molto semplice, quadrata, con rivestimento esterno di “mattonelle” di crochet, manici di bambù e rivestimento interno di tela (nelle foto in alto, il negozio di Milano, in corso Garibaldi). Ancora oggi se ne trovano versioni più o meno copiate ovunque. Quello che non è stato copiato, purtroppo, è l’aspetto sociale che anima fin dalla fondazione del marchio Cinzia Macchi, la sostenibilità sociale. Le sue mattonelle – e successivamente molte altre lavorazioni che ha introdotto – sono fatte da donne ospiti di case di cura o, più di recente, da donne vittime di violenza che stanno cercando di rifarsi una vita e un’indipendenza economica imparando il mestiere (forse sarebbe meglio dire l’arte) della sarta o di chi lavora artigianalmente diversi filati e tessuti. Non risulta che le copie delle borse La Milanesa abbiano questo inestimabile valore aggiunto (e infatti costano molto meno).

Cosa succederà della crochet mania?

Cinzia Macchi, da donna appassionata, oltre che creativa e “resiliente” – davvero in questo caso la definizione è azzeccata – sta guardando oltre da diverse stagioni. Sicuramente amareggiata (come lo era Miuccia Prada!) da chi ruba creatività, ma decisa a far crescere il suo marchio in tanti altri modi. Sono arrivate le borse con le frange, le piume, quelle con pupazzetti applicati (foto qui sopra). Fedelissima alla sua ispirazione iniziale, la stilista imprenditrice continua ad abbinare ogni nuovo progetto a iniziative di sostenibilità sociale e ambientale. All’uncinetto in sé, quasi certamente capiterà che, come fenomeno di moda, verrà sostituito da altri. Forse di più breve durata, forse no. difficile dire se e quando arriverà il prossimo “mega trend”. A differenza della Trapeze, l’uncinetto è una tecnica, decisamente riscoperta. E forse verrà usata, pur se in dosi minori, più che in passato. E naturalmente sarebbe una bellissima notizia. Sarebbe altrettanto bello, per tornare al pensiero di Miuccia Prada, che nessuno copiasse le idee altrui, nella moda o in qualsiasi altro campo. Ma temiamo che continuerà a succedere. Le persone che le hanno avute per prime, come Phoebe Philo e Cinzia Macchi, dovrebbero comunque trarre forza e orgoglio dalla loro vivacità creativa, che nessuno potrà mai copiare.

giulia.crivelli@ilsole24ore.com

Fonte: Il Sole 24 Ore