Dove vivono gli europei? Dagli appartamenti della Spagna alle villette in Irlanda, il divario abitativo Ue

Lo stesso vale per la Grecia, dove il tasso di proprietà è del 78,2%. «Per noi, come per molte altre giovani coppie, non si è trattato di una scelta, ma di una semplice questione di disponibilità», spiega Andreas, 35 anni, residente ad Atene.È riuscito a ottenere un aiuto pubblico per comprare la casa che lui e la moglie avevano affittato alla periferia della città. «Il prestito approvato dal governo non era sufficiente per comprare un appartamento decente, perché dopo l’annuncio del programma, i prezzi degli edifici più vecchi sono aumentati e la disponibilità è diminuita», aggiunge precisando che la loro casa attuale non sarebbe ideale se volessero mettere su famiglia.

Tuttavia, è grato per l’aiuto ricevuto perché «i prezzi sono troppo alti, le case disponibili sono troppo poche e i nostri salari sono troppo bassi». Tuttavia, le condizioni familiari rimangono una priorità per alcuni. Come nel caso di Mercedes, 58 anni, che ha deciso di investire in una casa pensando al comfort della sua famiglia. «Volevamo che i miei due figli, ancora piccoli, avessero abbastanza spazio per giocare», confessa. Fattori come il livello di reddito, la capacità di indebitamento e lo stile di vita sono indicati da Tada Šarūnas, dottore in sociologia lituano, per spiegare il tasso di proprietà del suo paese, che si attesta all’88%.

«Osservando le grandi città, per qualche tempo si è assistito al fenomeno della suburbanizzazione, in cui la gente preferisce trasferirsi in periferia e comprare la propria casa. Ma i dati dell’ultimo censimento mostrano come, almeno a Vilnius, vi sia una tendenza leggermente diversa», aggiunge.«In centro i terreni sono molto più costosi che in campagna o nelle zone rurali, ma probabilmente lo spazio a disposizione è minore rispetto a una casa lontana dai centri urbani. In fin dei conti, si tratta di una diversa misurazione del lusso», spiega Šarūnas.

Italia, presente e futuro dell’affitto

La perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane e l’aumento dei tassi d’interesse stanno cambiando il rapporto con l’affitto. Chi sceglie l’affitto dichiara quasi sempre di preferirlo in quanto «unica soluzione possibile» a causa della mancanza di risorse finanziarie sufficienti per accedere al mercato dell’acquisto. Analizzando la capacità finanziaria, il 34,8% delle famiglie prevede di avere difficoltà a pagare l’affitto (+3% rispetto al 2022).

L’ultima indagine 2023 sulle famiglie italiane presentata dalla società di consulenza Nomisma nell’ambito del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare 2023 conferma la tendenza: il numero di compravendite è diminuito. «Nel 2023, l’aumento dei prezzi delle case e l’incremento dei tassi di interesse sui mutui hanno contribuito a consolidare il ruolo dell’affitto come soluzione, almeno teoricamente, più sostenibile, temporanea e dal minor compromesso», commenta Francesca Zirnstein, direttrice generale Scenari Immobiliari. In definitiva, il mercato italiano sta registrando un aumento dei tassi di interesse sui mutui, un incremento dei prezzi di vendita e un aumento della domanda nel breve periodo. Giuseppe Crupi, CEO di Abitare Co. chiarisce: «La scarsità di abitazioni ha esercitato e continua a esercitare un’enorme pressione sugli affitti nelle grandi città».

Fonte: Il Sole 24 Ore