Fotografia Europea 2024, il filo rosso che unisce uomo e natura

Fotografia Europea 2024, ci fa un grande regalo: ci libera dall’ormai “necessario” senso di colpa verso la natura, immaginando nuove narrazioni e nuove direzioni da intraprendere.
I direttori artistici di Fotografia Europe 2024, Tim Clark, Water Guadagnini e Luce Lebart hanno fatto una riflessione diversa sul tema della natura, proponendo una prospettiva più ampia, dunque, senza dimenticare la centralità della questione ambientale, superando l’enfasi sulla problematicità del rapporto uomo-natura per mostrarne interdipendenza e biunivocità, partendo dalla riflessione della saggista Daisy Hildyard nel suo libro The second body, 2018, per cui tutti gli esseri viventi sono interconnessi tra loro formando un “corpo globale”, in cui l’uomo è parte della natura, parte di un organismo più ampio, e dalla visione eraclitea che dà il titolo alla kermesse, per cui La natura ama nascondersi, e spesso cela la sua essenza, ma c’è.

Chiostri di San Pietro

Partendo dall’interno dei Chiostri di San Pietro, cuore del festival, un progetto di dieci esposizioni, tra le quali la collettiva Sky Album, 250 years of capturing clouds in cui appare evidente il fascino delle nuvole nell’immaginario personale e collettivo. Immensa la produzione di immagini grazie all’evoluzione tecnica dei tempi d’esposizione che ha reso possibile catturarne l’incredibile mutevolezza.Non troppo lontana dalle nuvole, in luoghi estremi e segreti, in una dimensione immateriale si spinge Lisa Barnard che, con An Act of Faith: Bi t coin and the speculative Bubble, conduce una riflessione sullo sforzo ambientale che richiede la creazione dei dei bitcoin.

Nel corridoio centrale dei chiostri, il progetto di Natalya Saprunova, Permafrost, racconta in enormi pannelli della vita delle popolazioni che vivono nell’estremo nord del continente asiatico e la loro preoccupazione per i rischi delle conseguenze dell’industrializzazione. La sede di Palazzo Magnani, sede della Fondazione promotrice del festival, ospita Mediations. La prima retrospettiva mai presentata in Italia della fotografa americana Susan Meiselas nota soprattutto per il suo lavoro in aree di conflitto dell’America Centrale.Molte altre le sedi delle mostre del festival e molti gli eventi collegati (www.fotografiaeuropea.it).Negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte accolgono il festival attraverso il progetto Circuito Off che culminerà il 4 maggio quando sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico, in palio una personale durante l’edizione 2025 di Fotografia Europea.

Fotografia europea 2024, XIX edizione, La natura ama nascondersi, a cura di Tim Clark, Water Guadagnini e Luce Lebart, Reggio Emilia, fino al 9 giugno

Fonte: Il Sole 24 Ore