Francia, il secondo semestre riduce il calo dei volumi in asta

Secondo posto per Sotheby’s che in Francia ha realizzato 46 aste per un totale di 173 milioni di euro, rispetto ai 354,4 milioni di euro dell’anno precedente, pari ad oltre il 50%, una delle performance più negative del mercato. In Francia Sotheby’s ha sofferto della mancanza di collezioni prestigiose, mentre nel 2019 sono state disperse le collezioni Lalanne (91,3 milioni di euro), Ribes (23 milioni), Pierre Nahon (13,1 milioni) e Marceau Rivière (11,5 milioni).

 Artcurial ha mantenuto il terzo posto sul podio pur con volumi in calo del 19% a 149,2 milioni di euro (203,1 milioni di euro nel 2019), ma è riuscita ad aumentare la visibilità e attirare molti nuovi acquirenti come ha dichiarato Martin Guesnet, direttore europeo della casa d’aste. Le vendite online hanno evidenziato uno sviluppo del 59%. Uno spaccato dei risultati mostra che le l‘arte moderna e contemporanea ha rappresentato il 39% mentre il 18% è stato generato nelle aste di Old Master, arte asiatica, libri e manoscritti e, infine, il 43% viene dai beni di lusso, quali orologi, gioielli, e auto d’epoca. I lotti venduti sono stati 16.678 con un tasso di vendita del 78%. Sono state 12 le opere con aggiudicazioni superiori al milione di euro e 17 lotti superiori a 500.000 euro. Nell’anno sono state disperse 59 collezioni private e tra queste la collezione Balthus a Chassy, quella del mercante d’arte Maurice Garnier con opere di arte moderna, mentre opere di Old Master sono state offerte nella vendita della collezione del Barone François Empain o la collezione Donon- Maigret e, infine, la Bull Collection con orologi da collezione. Tra i top lot del 2020 Artcurial segnala una scultura del 1963 di Alexander Calder, venduta per 4,9 milioni di euro, segnando un record in Europa per l’artista e il prezzo più alto raggiunto per un singolo lotto dalla casa d’asta nel 2020. Nel 2019 il top lot, un dipinto di Paul Gaugin, aveva raggiunto 9,5 milioni di euro. Altri top lot «Deux clowns trompette» su tela di Bernard Buffet del 1989, venduto per 1 milione di euro, più del doppio della stima bassa di 400.000 euro. Il 2021 è iniziato bene per la casa d’aste parigina: un disegno di Hergé per la copertina dell’album di Tintin “Le Lotus bleu” ha battuto il record mondiale d’asta, segnando 3,2 milioni di euro. Il precedente record era di 2,51 milioni di euro per la progettazione delle copertine degli album di Tintin sempre da Artcurial nel 2014.

Le più piccole case d’asta

Con volumi decisamente lontani dal trio in testa alla classifica, Aguttes rimane al quarto posto, con un totale di 45,5 milioni di euro contro 63,9 milioni nel 2019 (- 28,8%). Una parte delle vendite inizialmente previste per le aste “fisiche” è stata convertita in online only segnando un “+340% rispetto al 2019” ha dichiarato la casa d’aste. Piasa , specializzata nel Design, ha realizzato vendite per 25,6 milioni di euro e quelle a porte chiuse hanno rappresentato il 27%, mentre quelle online solo il 13% del totale. Sono stati venduti 3.338 lotti sui 5.670 offerti. Il top lot assoluto è stato registrato nell’asta di arte contemporanea africana in giugno: il lotto 107 di William Kentridge,«Drawing from Johannesburg, 2nd Greatest City after Paris (Soho Eating)» del 1989, è stato aggiudiacao per 234.000 euro rispetto alla stima compresa tra 190-250.000 euro. Entra nella classifica delle prime dieci case d’aste, al nono posto, Osenat con un risultato in controtendenza registrando un aumento del 21% a 24,4 milioni di euro per effetto delle vendite online e dell’apertura di un nuovo ufficio a Versailles. Come per gli anni passati le più importanti aste di Osenat hanno riguardato le vendite di auto d’epoca. L’aggiudicazione più costosa è un’automobile, Lamborghini Miura P400S venduta per 844.500 euro nel mese di maggio, seguita da un olio su tela «Ritratto di donna» di Renée Montach (325.000 euro) o il pastello su carta «Les premiers pas» di Jean-François Millet (262.500 euro). Drouot , la casa d’aste parigina, è stata costretta a chiudere le sue sale durante i due lockdown, riducendo così il numero di vendite a 473, rispetto alle oltre 800 in tempi normali. Il calo del volume delle vendite è stato significativo, del 45% a 205 milioni di euro contro i 372 milioni del 2019. Lo spostamento del calendario delle aste ha portato a realizzare però in luglio un volume d’affari importante di 28 milioni di euro rispetto a una media di 7,4 milioni di euro degli ultimi tre anni. Si è chiuso un anno difficile, ma la Francia ha saputo tenere il passo con le consegne e la dispersione di importanti collezioni. Il 2021 sarà l’anno della sfida al Regno Unito che con la Brexit vedrà, almeno in una prima fase, complicarsi le procedure di esportazione e importazione, meccanismi burocratici che potrebbero pesare sui tempi e sui costi delle dismissioni all’asta. Di certo la Francia con il suo 5,5% di Iva sull’import rappresenta forse la nuova porta d’ingresso al mercato dell’Unione europea, un bel vantaggio per le case d’asta francesi. Un vantaggio che l’Italia non ha saputo, per ora, cogliere.

Fonte: Il Sole 24 Ore