Glifosato dannoso sì o no? Verso una proroga con paletti sui tipi di utilizzo

Addio al glifosato, ma con giudizio. Mentre si avvicina la scadenza dell’autorizzazione all’uso in Europa del controverso erbicida (il 15 dicembre si esaurisce la proroga annuale varata in extremis a fine 2022) la Commissione europea si appresta a presentare al comitato tecnico composto dagli Stati membri una proposta che dovrebbe prevedere un rinnovo ma, secondo le indicazioni che circolano, con nuovi limiti sugli usi della sostanza, specificando che la sicurezza dell’utilizzo del glifosato dipende da diversi fattori quali, ad esempio, il tipo di coltura, il modo in cui la sostanza viene applicata e le condizioni ambientali.

Una sorta di phasing out graduale insomma dopo che i tentativi nazionali di messa al bando hanno suscitato le proteste degli agricoltori che denunciano la sostanziale mancanza di alternative valide a quello che resta di gran lunga l’erbicida più diffuso al mondo.

Dopo essere stato sostanzialmente scagionato dalle accuse di cancerogenicità prima dall’Agenzia europea per la chimica (Echa) e poi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che si è presa un anno di tempo supplementare per la valutazione («quella sul glifosato è stata la valutazione del rischio più completa e trasparente che l’Efsa e gli Stati membri abbiano mai realizzato», è stato sottolineato nella presentazione delle conclusioni sulla valutazione dei rischi all’Europarlamento lo scorso 30 agosto), la palla torna agli Stati membri.
Ma in assenza di maggioranze pro o contro il rinnovo, come già accaduto in passato, sarà Bruxelles a dover prendere la decisione finale. Per questo, in vista della presentazione della proposta a metà settembre, la Commissione ha sollecitato i singoli Paesi membri ad un confronto con l’esecutivo europeo.

A permettere l’ultimo rinnovo era stato il cambio di posizione della Germania, inizialmente contraria al rinnovo poi astenutasi (l’Italia aveva votato contro). Molti degli europarlamentari intervenuti alla presentazione del 30 agosto intanto hanno evidenziato l’importanza del glifosato per il settore agricolo e l’attuale assenza di prodotti alternativi sul mercato per poter garantire un’adeguata produzione agroalimentare e non rischiare di aumentare le importazioni dai Paesi terzi. La differenza, è opportuno ricordarlo, sta anche nell’uso limitato che viene fatto del glifosato nell’agricoltura europea, a differenza di altre aree (si pensi all’uso in fase pre raccolta del grano duro in Canada, vietato in Europa). La decisione è attesa per la metà di ottobre.

In caso di un nuovo stallo allo Scopaff, il comitato sulla salute delle piante e degli animali che riunisce gli esperti sanitari degli Stati membri, il dossier finirebbe in sede di appello sul tavolo dei rappresentanti permanenti, vista la responsabilità politica ed economica di un eventuale addio. Che forse anche stavolta sarà rimandato.

Fonte: Il Sole 24 Ore