Green deal al rush finale: quattro nuovi regolamenti al voto in Ue

Proprio nella settimana di iniziative per la Giornata della Terra, che ricorre oggi, con gli occhi già puntati alle elezioni dell’8 e 9 giugno, il Parlamento europeo, riunito fino a giovedì 25 nell’ultima seduta plenaria a Strasburgo, si appresta al rush finale sulle norme per mitigare l’impatto ambientale.

Nei prossimi giorni infatti verranno votati quattro provvedimenti che rappresentano altrettanti tasselli chiave del pacchetto di norme meglio conosciuto come Green Deal: il regolamento Ecodesign (Espr) e le direttive Corporate social due diligence (Csddd), Ambient air quality and cleaner air for Europe e Packaging and packaging waste. Il piano adottato dalla Commissione nel 2019 per un’Europa più verde si articola in una serie di strategie (come quella sul tessile) e normative su temi trasversali (dai trasporti alle case) e ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Le normative al voto

In questo contesto, il regolamento Ecodesign accelera sul fronte della circolarità: aggiorna la direttiva omonima in vigore dal 2009 imponendo dal 2030 la progettazione ecocompatibile, la durabilità e la tracciabilità (attraverso per esempio il passaporto digitale) a quasi tutte le categorie di prodotti, inclusi quelli tessili. Rispetto a questi ultimi, l’Espr introduce un divieto diretto di distruzione di prodotti, con una deroga di quattro anni per le medie imprese e una deroga generale per le piccole imprese e le microimprese fortemente voluta dall’Italia. «Abbiamo cercato di costruire una cornice legislativa più aderente al nuovo modo di fare impresa – ha spiegato la relatrice Alessandra Moretti – e tutti gli interlocutori che abbiamo avuto, dalle pmi alla grande industria, fino alle associazioni ambientaliste, si sono rivelati molto partecipativi, con uno spirito costruttivo». Moretti, che conferma la volontà del Parlamento di «impegnarsi sui temi della sostenibilità fino all’ultimo, anche per mettere in sicurezza alcuni provvedimenti» confida in «un’approvazione forte» dell’Espr che poi ripasserà al Consiglio per un’approvazione formale. L’iter del regolamento è stato decisamente meno tortuoso rispetto a quello di altri tasselli del Green Deal come per esempio la Csddd, anche detta Supply Chain Act, che verrà rivotata a Strasburgo mercoledì 24 dopo una riduzione sensibile del perimetro del provvedimento (che toccherà aziende con oltre mille dipendenti e 450milioni di fatturato). Lo scontro sul tema del controllo della catena di fornitura si è concretizzato al Coreper a febbraio quando – complice l’astensione di Paesi come Italia e Germania – era stato deciso di non procedere alla votazione. Il nodo principale di questa e altre norme è l’impatto (anche economico) sulle imprese, che in diverse occasioni hanno sollevato critiche: «Le normative europee in ambito di sostenibilità sviluppate negli ultimi anni avranno un impatto molto rilevante e che va oltre la pura compliance – spiega Matteo Capellini, expert partner Bain & Company –. L’attenzione agli impatti ambientali dei prodotti e la responsabilità diretta sull’intera catena di fornitura, insieme agli obblighi di disclosure della già approvata Csrd, richiederanno alle aziende di ripensare al proprio modello operativo e struttura organizzativa, in modo da essere in grado non solo di rispondere agli obblighi di legge, ma anche di adattarsi ad un mondo in cui si sta ridefinendo il concetto di valore che sempre di più non potrà prescindere dalle esternalità (positive o negative) generate dalla la produzione di prodotti e servizi».

Le norme sulla qualità dell’aria

Accanto a Espr e Csddd questa settimana a Strasburgo si votano altri due provvedimenti chiave: «La direttiva sulla qualità dell’aria è cruciale perché aggiorna significativamente i nostri standard, che hanno 15-20 anni, quasi dimezzando i valori-limite di inquinamento atmosferico ammessi dalla legge», commenta il relatore Javi López. Per la prima volta, si aprono le porte anche a un diritto di risarcimento per i cittadini che subissero un danno di salute a causa della violazione degli standard nazionali. «Imponendo agli Stati la redazione di mappe di qualità dell’aria, la direttiva garantirà che le autorità locali intraprendano azioni concrete per attuare i nuovi standard entro il 2030», continua López. L’accordo prevede che alcune aree, compresa la Pianura Padana, possano richiedere una proroga di dieci anni. «Tuttavia – conclude l’eurodeputato – per qualificarsi, gli Stati dovranno soddisfare condizioni specifiche, come dimostrare continui sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico e soddisfare i nuovi standard entro la fine del periodo esteso. Ciò garantirà che le richieste siano fondate su progressi reali verso il conseguimento dell’obiettivo».

Proposte sugli imballaggi

Infine, la proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Il target principale riguarda la riduzione dei rifiuti (-5% nel 2030 e -15% nel 2040),ma vengono anche vietati gli Pfas negli imballaggi a contatto con alimenti, e fissati livelli minimi di contenuto di materiale riciclato. Riguardo alla plastica – tema della Giornata della Terra di quest’anno – entro il 2029 tutti i Paesi dovranno garantire la raccolta differenziata di almeno il 90% annuo delle bottiglie monouso e, entro il 1 gennaio 2030, saranno vietati alcuni formati di imballaggi in plastica monouso e sacchetti.

Fonte: Il Sole 24 Ore