I flussi elettorali: il Pd cede voti a Calenda, M5S recupera gli astensionisti

Il Pd ha un elettorato abbastanza stabile ma tra i flussi in uscita il più rilevante è quello verso Azione: una trasmigrazione di consensi che ha coinvolto fra il 10 e il 20% degli elettori democratici. È quanto risulta dalle stime dell’Istituto Cattaneo che ha analizzato i flussi elettorali di dieci città, confrontando le elezioni politiche del 25 settembre con quelle del 2018 e con le europee del 2019. Dall’analisi emerge che i voti del M5S in uscita si sono diretti verso l’astensionismo e il centrodestra ma il movimento guidato da Giuseppe Conte è riuscito a compensare in parte le perdite attingendo a due bacini: quello dei suoi elettori più fedeli e quello degli astensionisti, mondo nei cui confronti i flussi sono perciò bidirezionali.

A Calenda voti dal Pd (ma anche dal centrodestra)

La stima dei cambiamenti di voto registrati dalle politiche 2018 e dalle europee 2019, basata sull’analisi dei grandi comuni (Torino, Brescia, Genova, Padova, Bologna, Napoli, Salerno, Catanzaro, Catania), mostra come il canale principale che ha portato voti al partito di Carlo Calenda, Azione, sia il Partito democratico: «La quota di voti di Calenda che arriva da questa fonte oscilla tra circa un terzo a circa la metà, a seconda della città considerata», si legge nel dossier. Tuttavia anche elettori che nel 2019 avevano votato per il centrodestra, contribuiscono al risultato del Terzo polo: la quota è in media il 40% dell’elettorato della nuova formazione politica.

M5S recupera sull’astensionismo

Rispetto ai risultati del 2018 il M5s ha perso ovunque una larga quota di voti a favore dell’astensione. C’è poi una quota considerevole di consensi che si dirige verso il centrodestra: dopo aver premiato la Lega alle europee, premia in prevalenza Fdi. Rispetto all’astensionismo, i flussi sono però bidirezionali: in tutte le città il partito di Conte ha ingenti perdite, ma in alcuni casi ha anche elevati recuperi da questo bacino: entrambi i flussi sono indice di una forte contiguità di questo elettorato con l’area della protesta e della disillusione. Guardando ai flussi in entrata, sia rispetto al 2018 sia rispetto al 2019, il M5S attinge sostanzialmente a due soli bacini: quello dei suoi elettori più fedeli e quello degli astensionisti. Non si registrano insomma di ingressi significativi da sinistra. «Il secondo fattore (recupero dell’astensionismo) – fa notare l’Istituto Cattaneo- forse spiega anche la distanza tra le attese rilevate dai sondaggi prima che entrasse nel vivo la campagna elettorale e il risultato finale».

I voti di Fdi presi alla Lega

Da dove arriva la grande quantità di voti che Fdi, partito vincitore delle elezioni, è riuscita ad aggiungere al proprio bacino elettorale passando da circa il 4% a oltre il 26%? Rispetto agli spostamenti dal 2018 in maggioranza si tratta di un rimescolamento interno al centrodestra: un gran numero di voti passa da Forza Italia e dalla Lega al partito oggi egemone nella coalizione. Di significato politico molto più rilevante è il flusso che proviene dal bacino elettorale del centrosinistra e in alcune città soprattutto dal M5s: si tratta con tutta probabilità di elettori già transitati verso la Lega nel 2019. I flussi dal 2019 mostrano che nelle città del centro-nord considerate nell’analisi, l’elettorato di FdI è formato per più dell’80% da elettori che alle europee avevano scelto già centrodestra: la parte restante si divide in misura variabile tra recuperi dall’astensione e passaggi dall’elettorato di centrosinistra.

Fonte: Il Sole 24 Ore