Luci d’autunno a Oslo: la città si rinnova con musei e cucina sostenibile

Sul molo di Bjørvika la luce a fine settembre è proprio quella crepuscolare, malinconica e intensa delle tele di Edvard Munch. Ancora prima di entrare nel parallelepipedo posato su questo fiordo assai trendy da Juan Herreros e Jens Richter – autori dei tredici piani del Museo con 1.100 dipinti, 18mila composizioni grafiche, oltre 4500 tra disegni e acquerelli, in cui ci si può davvero calare negli abissi, cromatici e psicologici, dell’artista icona della Norvegia – ci si sente già immersi nella nuova atmosfera della capitale. Le immagini della premier Sanna Marin che balla scatenata in una festa hanno fatto il giro del mondo, suscitando critica e parimenti simpatia.

Quest’ultimo è il sentimento che prevale frequentando i norvegesi metropolitani: già al museo, dopo avere completato con successo l’inseguimento all’Urlo, ecco che ci si siede, locali e stranieri insieme, a bere un caffè nei tre spazi conviviali, Munch Deli & Café, il Bistro Tolvte e il Kranen Bar, dentro questa struttura che si protende verso l’acqua. Sono le stesse persone che si potranno ritrovare alla Holmenkollen Ski Jump, l’avveniristica rampa di salto con gli sci dove sorge anche un Museo dove sono esposte 2.500 paia di sci appartenuti agli atleti più famosi della nazione e anche alla famiglia reale per un viaggio lungo 4mila anni nella storia di questo mezzo di trasporto e di diletto: è ritagliato uno spazio di riguardo per l’eroico esploratore Roald Amundsen, il primo a raggiungere il Polo Sud. Senza dimenticare che a un’ora di treno c’è SNØ, impianto sciistico indoor.

Lasciata dunque la nuova torre di Munch alta 60 metri, rivestita di pannelli di alluminio perforato e riciclato che offrono diversi livelli di luminosità, e conferito il doveroso tributo alle nordiche origini, è tempo di disperdersi a Sørenga: in questa ex area di magazzini portuali e container oggi sorgono nuovi edifici abitativi, un emozionante water front per passeggiare, la Sea Water Pool per nuotare guardando gli skyscraper di Barcode con le loro silhouette riflesse nell’acqua, la sagoma dell’Opera House e la fortezza di Akershus, che protegge la città dalla fine del XIII secolo.

La riconversione è avvenuta nel segno del green: ecco che Vippa, magazzini dove venivano stoccate merci provenienti da tutto il mondo, ormai è una food hall dalle facciate continuamente trasformate dai murales, e che offre undici stand gastronomici con solo cibo sostenibile. Il panorama gastronomico di Oslo, infatti, è vivacissimo e attentissimo al chilometro zero: la cucina nordica si può provare ad esempio da Kontrast, che usa solo ingredienti locali, rinnovando il menù ogni giorno, anche se l’esperienza più esclusiva si fa ai tavoli di Maaemo, che ha meritato le tre stelle Michelin grazie a una scelta integralmente organica in tema di erbe, spezie, pesce, piccoli frutti e carne.

E se qui ci si sente ormai “local”, alla Oslo Fjord Sauna l’immedesimazione nei costumi indigeni sarà addirittura più naturale soprattutto se, lasciati i vapori della sauna e la vasca dai cui oblò si ammirano fiordi e isole, si segue l’esempio di chi si getta nel fiordo per una coraggiosa nuotata. La passione per lo sport da praticare sempre nella natura è confermata dall’alta partecipazione alle sessioni di yoga mattutine organizzate da Brim Explorer sul proprio, silenzioso battello a motore elettrico che perlustra i fiordi.

Fonte: Il Sole 24 Ore