I violini dialogano a Pietrasanta

Pietrasanta è un’incantevole cittadina nel cuore della Versilia, in provincia di Lucca, abbracciata dalle Apuane e dal mare. Le sue strade sono un susseguirsi di gallerie d’arte, sculture e pitture di Fernando Botero (che qui da anni ha il suo studio) e Igor Mitoraj adornano i suoi luoghi. Ma ormai da sedici anni anche la musica, e di qualità, ne è diventata l’altro elemento caratterizzante, grazie al festival Pietrasanta in concerto, una decina di concerti nel chiostro di Sant’Agostino, vicino al Duomo.

L’ha ideato e lo cura artisticamente Michael Guttman, vulcanico violinista di origine belga, che di questi luoghi si è innamorato durante una vacanza e da allora porta qui, ogni estate, alcuni dei più bei nomi del panorama musicale internazionale. Negli anni si sono ascoltati Martha Argerich, Yuri Bashmet, Daniel Hope, Katia e Marielle Labèque. Ma non sono i soliti ingaggi d’agenzia: Guttman i musicisti li conosce tutti di persona, il loro coinvolgimento nasce da rapporti di amicizia e stima, dal confronto delle idee.

Il violino e la musica per la pace

Quest’anno Pietrasanta in concerto ha avuto per principale protagonista il violino, e ha così coinvolto Renaud Capuçon, Maxim Vengerov, Salvatore Accardo, Pavel Vernikov. E in più, a guidare la programmazione, l’idea di fare di Pietrasanta un crocevia, un luogo di dialogo che abbatta anche i muri eretti dalle guerre: Vernikov, ucraino, era in concerto accanto alla moglie violinista Svetlana Makarova, russa.

Renaud Capuçon per Kreisler

Ospite per la prima volta della rassegna, Renaud Capuçon si fa ammirare per il suo stile elegante e terso, per la cura nell’intonazione e l’asciuttezza del suono. Ad inizio di serata, al fianco dello stesso Guttman, dà del Concerto BWV 1043 di Bach una lettura salda, dalla musicalità senza fronzoli, grazie anche alla bravura dei giovani Solisti dell’Accademia Menhuin. Ma bravissimo Capuçon è soprattutto nel ricreare lo charme suadente e salottiero di alcuni piccoli pezzi di Elgar e Kreisler: un virtuosismo in punta di penna, con soavi morbidezze di gusto francese.

Maxim Vengerov e Brahms

Un piglio grintoso caratterizza invece la performance di Maxim Vengerov, la sera dopo per un programma tutto Brahms. Con lui il pianista Denis Kozhukhin, che però s’impone troppo nella Sonata op. 100: l’intesa si rivela semmai nei toni sbrigliati e nella foga vigorosa della Danza Ungherese n. 2, data come bis. L’impetuosa musicalità di Vengerov guida infine il Quintetto per pianoforte op. 34, dove il piglio serrato e coeso coinvolge alla pari una formazione che annovera anche il violoncello di Jing Zhao, il violino di Guttman e la viola di Lise Berthaud. È un’interpretazione di smagliante vigore, salutata da un pieno successo.

Fonte: Il Sole 24 Ore