
il 13,6% dei bambini Ue vive senza beni essenziali
Marco Rossi Doria, presidente dell’impresa sociale Con i bambini, organizzazione non profit operante dal 2016, oltre all’aspetto negativo vede però anche elementi di positività. Quella che si potrebbe definire la «speranza» perché non tutto è perduto.
«Ci sono chiari e scuri, e abbiamo anche molte cose buone – dice -. Ci sono delle scuole che non funzionano ma molte altre che fanno un gran bene. Abbiamo comunità educandi che mettono assieme genitori, insegnanti, assistenti sociali, parrocchie e terso settore». Ossia una rete capace di mettere in piedi strumenti e iniziative capaci di coinvolgere e sostenere sia i bambini sia le famiglie. «Con la nostra organizzazione raggiungiamo 650 mila ragazzini in povertà assieme alle famiglie – argomenta – inoltre con i nostri progetti ci sono 10 mila attori coinvolti tra pubblici e privati, 900 partenariati. Le crisi ci sono e vengono affrontate».
La Spagna tra disuguaglianze territoriali e fragilità sistemiche
In Spagna, secondo i dati del 2024 dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE), quasi un bambino su tre — circa il 27% — risulta a rischio di povertà o esclusione sociale. Si tratta di uno dei tassi più alti dell’Europa occidentale, con 2,7 milioni di minori coinvolti. Di questi, il 13,7% vive in condizioni di povertà severa. La povertà infantile spagnola si manifesta non solo nell’insufficienza di reddito, ma anche nella mancanza di beni essenziali come pasti adeguati, riscaldamento domestico efficiente, materiali scolastici, abbigliamento consono alle stagioni e opportunità di svago o vacanze.
Il rapporto della Plataforma de Infancia mostra un aumento di 1,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente, con oltre 116.000 nuovi minori colpiti. Colpisce il fatto che più della metà dei bambini e adolescenti, precisamente il 54,9%, dichiari di avere difficoltà ad arrivare a fine mese. Nelle zone rurali, pur con una presenza numerica inferiore, i tassi relativi di povertà sono ancora più elevati e toccano il 34,7%. Esistono, inoltre, forti disparità regionali: l’Andalusia registra il tasso più alto con il 44,4%, seguita da Murcia e dalle Isole Canarie, mentre la Galizia presenta un dato sensibilmente inferiore (16%). In otto comunità autonome, tra cui La Rioja, la situazione è peggiorata nell’ultimo anno, in alcuni casi con incrementi a doppia cifra, mentre in altre, come la Galizia e le Baleari, si sono registrati miglioramenti significativi.
Determinati fattori aumentano sensibilmente il rischio di povertà infantile. I bambini con genitori stranieri sono tra i più esposti, con un tasso di rischio del 67,9%. Le famiglie monoparentali, in particolare quelle guidate da madri sole, sono colpite in modo sproporzionato, con una quota che supera il 50%. Anche la dimensione familiare incide: il rischio sfiora il 49% nelle famiglie con tre figli e supera il 65% in quelle con più di tre. Tutti questi elementi indicano una situazione profondamente radicata e strutturale, che richiede risposte politiche articolate e stabili.
Fonte: Il Sole 24 Ore