Il saluto romano nella commemorazione può essere reato

Per valutare se il saluto romano sia un reato vanno considerati il contesto ambientale, la valenza simbolica del luogo, l’immediata o meno ricollegabilità al periodo storico, il numero dei partecipanti, la ripetizione dei gesti” idonea “al pericolo di emulazione”.

Questa l’indicazione fornita dalle Sezioni Unite della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui il 18 gennaio scorso hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016 per il “camerata” Sergio Ramelli. I giudici inoltre sottolineano che il carattere commemorativo non implica automaticamente una neutralizzazione del reato.

La Corte d’Appello, con la sentenza impugnata, aveva precisato che il saluto romano e la chiamata del “presente” rimandavano all’iconografia fascista e dunque costituivano manifestazione esteriore del disciolto partito fascista riconducibile alle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi indicati dalla legge Reale del ’75 menzionata dalla legge Mancino. Per questo, ad avviso della Corte territoriale, l’ostentazione in un contesto pubblico di tali gesti, è considerata idonea alla propaganda e alla diffusione di idee fondate sulla superiorietà e sull’odio razziale ed etnico. Oltre che sulla violenza e quindi in grado di compromettere la ordinata e pacifica convivenza civile.

Il contesto ambientale

Le Sezioni unite nel caso degli otto militanti di estrema destra, chiariscono intanto che per loro la prescrizione è «maturata il 27 febbraio scorso».

Mentre per quanto riguarda il nodo giuridico legato al saluto romano indicano la strada sulla quale si deve muovere il giudice, chiamato ad accertare in concreto la sussistenza degli elementi di fatto tra cui, appunto il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo di verificazione, il grado di immediata, o meno, ricollegabilità dello stesso contesto al periodo storico in oggetto e alla sua simbologia, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti, idonei a dare concretezza al pericolo di ”emulazione” insito nel reato secondo i principi enunciati dalla Corte costituzionale.

Fonte: Il Sole 24 Ore