Il senso del lusso secondo il Bulgari Roma, dove la grandiosità incontra l’eccellenza del dettaglio

La piramide del lusso suddivide i marchi in diverse fasce, da quella accessibile alla base fino ai prodotti più esclusivi del vertice. Questo schema si applica anche all’ospitalità. Non bastano le cinque stelle per essere al vertice. Ci vuole, per esempio, quella piccola postilla della “L” (che indica alberghi di lusso in possesso di standard di classe internazionale) che già colloca a un gradino più in alto. Eppure, neanche questo è sufficiente. Quello che fa davvero la differenza sono i mille dettagli, il servizio, l’esperienza, la reputazione, in altre parole l’x-factor. E nel nuovo Bulgari hotel di Roma, il nono del gruppo, progettato da Antonio Citterio e Patricia Viel, si percepisce istantaneamente di essere a quel livello speciale quando ti aprono la porta e ad accoglierti c’è la statua solenne di Augusto Imperatore (risalente al IV secolo e parte dei Marmi della collezione Torlonia restaurati grazie a un finanziamento della maison) e, alle sue spalle, le vetrine di gioielli principeschi e le foto storiche di Bulgari. Check-in veloce mentre ci si guarda intorno ammirati: marmi neri e striati, e su una parete la Forma Urbis, una mappa di 3×2 metri che raffigura Roma antica sovrapposta a quella moderna.

Un po’ disorientati tra i corridoi labirintici del monumentale edificio razionalista di Vittorio Ballio Morpurgo, risalente al 1936, si raggiunge la stanza. Parliamo della 305: boiserie a listelli all’ingresso, una camera che sembra un nido ovattato, con il letto alto e confortevole al centro, la scrivania con tanto di cancelleria e pannelli multi-prese (un miracolo praticamente), persino il kit per pulire gli occhiali. Bene: si può lavorare in totale confort (e anche questo è un miracolo). La sera si trova un thermos con la tisana rilassante. Il marmo sul pavimento del bagno è riscaldato e l’amato asciugacapelli Dyson sotto il lavandino (nel caso, si possono portare gli accessori preferiti da casa).

Ma è negli spazi comuni che si raggiunge l’apice dell’eleganza. Un salotto d’attesa, la biblioteca riservata agli ospiti, con divani comodi e le splendide scaffalature di Franco Albini piene di libri d’arte. E poi il bar aperto al pubblico come la pasticceria, dove praline e monoporzioni vengono confezionate in scatolette da gioiello, e il ristorante gourmet al quinto piano, che ha anche di una splendida terrazza con pergolati e scorci poetici sulla città. La terrazza più bella è quella all’ultimo piano, con salottini, cabanas, 200 vasi di piante e fiori e una vasca con un mosaico dorato sul fondo. Alla regia della cucina c’è Niko Romito, tre stelle Michelin, che qui propone un menù più tradizionale per un lunch veloce o una cena gourmet. Il pane, fragrante, tiepido, arriva a ogni pasto, anche a colazione con il famoso burro di manteca e le marmellate poco zuccherate.

La colazione è servita a qualunque ora del giorno, anche alle 4 di pomeriggio o alle 10 di sera, e si può scegliere tra quella classica, quella araba (con uova shakshuka) e quella cinese (con involtini primavera). La novità è il brunch ispirato ai pranzi domenicali in famiglia, con un buffet di antipasti sfiziosi, dalle tartare alle insalate creative, primi e secondi al tavolo, e una stanza di dolci golosi dove servirsi tutte le volte che si vuole.

Alla spa bisogna dedicare del tempo perché una così non si trova spesso in città. Anch’essa labirintica (ma c’è sempre una gentil signora che vi accompagna) ha il classico percorso sauna, bagno di vapore, docce e le cabine per i trattamenti (Augustinus Bader, eh?). Ma il gioiello è la piscina lunga 20 metri, intervallata da possenti pilastri scanalati in marmo variegato, attorniata da vetrate colorate, mosaici ispirati alle Terme di Caracalla e statue. Una nuotata qui è indimenticabile, specialmente al mattino presto, quando non c’è quasi nessuno e quello spazio imperiale è tutto per voi.

Fonte: Il Sole 24 Ore