Intelligenza artificiale nella Pa: come gestire al meglio una trasformazione epocale partendo dalle persone

Contemporaneamente, però, è necessario attirare nella PA nuove risorse, con adeguate competenze digitali, di project management, gestionali. Su questo, abbiamo visto importanti passi avanti negli ultimi anni: c’è stato un investimento per assumere di più e meglio, provando a recuperare uno storico ritardo del Paese, se si considera che nelle PA italiana mancano all’appello 168mila lavoratori in 10 anni e il numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione è inferiore a quello dei principali Paesi europei.

Oltre a selezionare nuove persone qualificate, però, le organizzazioni pubbliche devono essere realmente in grado di accogliere e valorizzare le energie, permettendo che vecchi e nuovi dipendenti sprigionino il loro potenziale in favore del cambiamento, introducano pensiero critico e creativo, portando in certi casi innovazione “ribelle”, capace di rompere gli schemi. Solo costruendo percorsi di crescita, piani di carriera e ambienti di lavoro stimolanti e aperti alla creatività, tra l’altro, le PA hanno l’opportunità di essere attrattive verso i migliori talenti. Nuova cultura organizzativa. Da un punto di vista più ampio, per affrontare le nuove sfide poste dal cambiamento indotto dall’intelligenza artificiale, nella PA serve una nuova cultura organizzativa basata sull’ascolto interno ed esterno, perché una struttura gerarchica impostata su procedure burocratiche rischia di perdere la partita se messa a confronto con l’efficacia degli algoritmi.

Nuova cultura organizzativa

Da un punto di vista più ampio, per affrontare le nuove sfide poste dal cambiamento indotto dall’intelligenza artificiale, nella PA serve una nuova cultura organizzativa basata sull’ascolto interno ed esterno, perché una struttura gerarchica impostata su procedure burocratiche rischia di perdere la partita se messa a confronto con l’efficacia degli algoritmi.

Il modello a cui la PA dovrebbe tendere è quello del “Sense & Respond” descritto da Gothelf e Seiden, un’organizzazione in continuo adattamento basato su ascolto e risposta ai feedback raccolti, attraverso sperimentazioni e correzioni rapide. L’introduzione di soluzioni basate su AI richiederanno necessariamente diverse fasi di test, prove ed errori, analisi di use case e best practice, ascolto attivo. In questo processo complesso, le persone devono sentirsi libere di proporre idee, favorendo l’innovazione e la condivisione delle competenze. Solo così è possibile liberare l’innovazione.

Il ruolo dei manager pubblici

In questo scenario è fondamentale il ruolo dei manager, che devono creare le condizioni organizzative per accompagnare la trasformazione dell’AI in modo che sia realmente efficace, valorizzando le persone e orientando la progettazione dei servizi pubblici in favore degli utenti finali dell’azione amministrativa.

Fonte: Il Sole 24 Ore