International Recruiting, come trovare e gestire professionisti da tutto il mondo

Il mismatch professionale è uno dei maggiori freni allo sviluppo economico dell’Italia, ormai lo sappiamo tutti. Così come sappiamo, purtroppo, che molte ricerche professionali non vanno a buon fine a causa della mancanza (in termini numerici) di professionisti o di competenze. E questo è ancora più evidente in alcuni settori, come l’Energy o l’ICT, nei quali più della metà delle offerte di lavoro rimane aperta (si calcola che il tasso di chiusura sia inferiore al 47%).

Un problema che deve trovare una soluzione, magari anche guardando al di fuori dei confini nazionali e implementando, in maniera sempre più consistente e strutturata, politiche che permettano da un lato il rientro delle nostre risorse e, dall’altro, rendano le assunzioni di professionisti stranieri più semplici.

L’Italia – grazie all’Agevolazione per i Lavoratori Rimpatriati in Italia, nota anche come “bonus Rientro dei cervelli” (anche se, si ipotizza, nel 2024 con sgravi in percentuale inferiore) e ai passi in avanti che sta facendo anche in termini di investimenti – sta tornando ad essere un Paese molto interessante, a livello professionale, sia per i lavoratori italiani che hanno vissuto all’estero, sia per i lavoratori stranieri che, in percentuale sempre crescente negli ultimi tempi, stanno pensando al nostro Paese non solo per le attrazioni turistiche e culinarie, ma anche per una carriera di successo.

E anche i numeri sembrano confermarlo. Secondo una recente indagine condotta da Hunters Group, infatti, sono cresciute del 10% le richieste di professionisti italiani che, dopo aver lavorato all’estero, hanno iniziato a considerare anche offerte provenienti da aziende del nostro Paese. Una situazione inimmaginabile fino a qualche anno fa ma che – soprattutto dopo la pandemia – ha iniziato a concretizzarsi e, di anno in anno, diventa sempre più diffusa (i rientri in Italia dall’estero nell’ultimo anno hanno coinvolto circa 19mila lavoratori e lavoratrici). Numeri decisamente in crescita rispetto agli anni passati, basti pensare che i rientri nel 2021 sono stati poco più di 14mila.

Dati abbastanza confortanti, dunque, che ci spingono – come aziende e come manager – a continuare ad investire per rendere l’Italia ancora più interessante ed attrattiva lavorativamente parlando, perché anche il nostro Paese ha competenze e risorse per competere a livello internazionale ed offrire interessanti occasioni di carriera ai professionisti di tutto il mondo. L’Italia, infatti, offre un ambiente lavorativo stimolante non solo per i nostri connazionali che decidono di tornare, ma anche per i professionisti che arrivano dall’estero, con opportunità uniche per imparare e crescere in un contesto che valorizza le competenze del singolo individuo.

Fonte: Il Sole 24 Ore