Israele riapre i confini dal 23 maggio

Dal 23 maggio Israele riaprirà le sue porte ai turisti stranieri vaccinati. Nella prima fase saranno ammessi, in base alle linee guida, solo piccoli gruppi organizzati. Per i viaggi individuali, sempre a fronte di una situazione pandemica sotto controllo, la data ipotizzata è metà giugno. Vale in ogni caso per tutti l’obbligo di sottoporsi a un test Pcr prima di imbarcarsi sul volo e a un test sierologico all’arrivo all’aeroporto Ben Gurion che dimostri la presenza di anticorpi.

La decisione di riaprire è stata presa dopo un lungo lavoro di una task force apposita. Il piccolo Paese che aveva già sorpreso il mondo intero per una campagna vaccinale senza eguali, lo scorso 21 febbraio ha iniziato ad uscire dal lockdown e a riprendere la vita in modalità quasi pre Covid, nel rispetto delle nuove regole derivate dalla pandemia. Così, mentre gli israeliani sono tornati a partecipare a eventi culturali, a fare shopping nei centri commerciali, a visitare musei e a frequentare palestre, il turismo interno ha lentamente riaperto con alloggi rurali (zimmers) e piccoli hotel.

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L’exit plan di Israele: dal Purple Badge al Green Badge

Dal 21 febbraio l’ingresso ad hotel e alloggi rurali, eventi culturali e sportivi, palestre, piscine e luoghi di culto è stato consentito solo ai possessori di Green Badge, vale a dire coloro che, grazie al bollino verde rilasciato dal Ministero della Salute, hanno ricevuto da una settimana la seconda dose di vaccino o risultano aver superato definitivamente il contagio. Il badge verde, con il suo codice QR univoco, va presentato in formato digitale o cartaceo, insieme al documento d’identità, all’ingresso di ogni luogo pubblico. L’ingresso in hotel è stato consentito anche ai minori di 16 anni con test negativo effettuato entro 48 ore dall’arrivo (i bambini non possono essere vaccinati). Gli hotel nell’area turistica del Mar Morto di Ein Bokek e Hamei Zohar sono stati designati come “isola verde” e dunque hanno potuto riaprire completamente, con tutti i servizi, per i possessori di badge e per i minori. Dal 21 febbraio anche il comprensorio sciistico del Monte Hermon sulle alture del Golan è stato aperto con registrazione anticipata. Stessa cosa per riserve naturali e i parchi con ingresso a numero limitato. Lo standard Purple Badge (obbligo di indossare la mascherina) limita invece la partecipazione ad attività sociali. E’ obbligatoria in particolare per entrare in centri commerciali, mercati, negozi, musei, biblioteche, zoo, attrazioni turistiche all’aperto e safari. Dal 21 marzo poi gli hotel e i ristoranti hanno iniziato ad offrire servizi completi e le attrazioni al coperto, le sale per eventi e le conferenze, sono state aperte ai possessori di Green badge, sempre evitando gli assembramenti.

Lo schema dell’apertura

Il 23 maggio, invece, è la data dell’apertura all’esterno che muterà secondo l’andamento della situazione sanitaria e allo stato di avanzamento del programma. I viaggiatori individuali saranno poi ammessi in Israele in una seconda fase, verosimilmente dalla metà di giugno.Nel frattempo proseguono le trattative avviate con vari Paesi per raggiungere accordi per la convalida dei certificati vaccinali, così da annullare la necessità del test sierologico all’ingresso. «Aprire al turismo è importante essendo stato questo uno dei settori più colpiti dalla pandemia per questo continueremo a cercare di adeguare le normative in base allo sviluppo della situazione sanitaria – ha sottolineato il ministro del turismo, Orit Farkash-Hacohen che ha aggiunto – sono lieta che questi importanti primi passi vengano indirizzati all’industria del turismo. È tempo che il vantaggio unico di Israele quale Paese sano e sicuro inizi a sorreggere il comparto turistico nella ripresa dalla crisi economica. Solo aprire i cieli al turismo internazionale farà davvero rivivere l’industria del turismo, ristoranti, hotel, siti archeologici, guide turistiche, autobus e molti altri che sostengono i lavoratori del comparto e le loro famiglie». Tra i primi a ripartire è probabile che saranno i viaggi d’affari, seguiti dal turismo religioso che riveste grande importanza per il Paese e poi quello leisure.

Italiani, quarto mercato turistico

Prima delle restrizioni, Israele era tra le mete preferite dai turisti italiani: nel 2019, ultimo dato a disposizione, ne erano arrivati ben 190.700, il 27% in più dell’anno precedente e il 77% in più di quello prima ancora. Gli italiani rappresentano il quarto mercato turistico per il Paese, che viene scelto per la storia, la natura, le spiagge, i deserti, la vita notturna.

Fonte: Il Sole 24 Ore