JPMorgan, utile boom (+42%). Con Wells Fargo e Citigroup liberati 5 miliardi di riserve pandemiche
In calo i ricavi per Wells Fargo, pesano i costi
Wells Fargo perde il 6,26% dopo aver registrato, per la prima volta in 6 trimestri, profitti superiori alle attese nel quarto trimestre dell’anno, ma ricavi in calo più delle attese. L’utile netto è cresciuto a 2,99 miliardi di dollari, 64 centesimi ad azione, dai 2,87 miliardi, o 60 centesimi ad azione, di un anno prima (+4%). Le attese erano per un utile di 59 centesimi ad azione. I ricavi totali sono diminuiti del 9,7% a 17,93 miliardi di dollari, sotto i 18,12 miliardi attesi dagli esperti. Tuttavia la banca di San Francisco ha registrato spese più onerose del previsto nel quarto trimestre e si è fatta carico di oltre 1 miliardo di dollari per la ristrutturazione e per affrontare vecchi scandali mentre è impegnata a tagliare i costi nel mezzo della pandemia.
Nel suo primo anno al vertice l’amministratore delegato Charlie Scharf ha ripetutamente lamentato gli alti costi di Wells Fargo, impegnandosi a tagliare 10 miliardi di spese annuali. Come parte della riduzione delle spese, ha intrapreso riduzioni della forza lavoro che alla fine potrebbero ammontare a decine di migliaia. Wells Fargo ha tagliato il suo organico di 6.400 persone soltanto nel quarto trimestre.
Citigroup, utili in calo ma meglio delle attese
Infine Citigroup (-5% dopo avere toccato ieri i massimi dell’anno e rimanendo comunque positiva del 6% da inizio d’anno) ha chiuso il quarto trimestre con ricavi in calo e profitti in discesa, ma al di sopra delle aspettative, soprattutto grazie alla riduzione del rilascio di riserve sul credito per 1,5 miliardi di dollari, una cifra più alta rispetto a quanto atteso (nel terzo trimestre le riserve erano aumentate di 436 milioni e un anno fa di 253 milioni).
Il risultato è che il costo del credito è stato di oltre 2 miliardi inferiore a quello dello stesso periodo dell’anno precedente. Nei tre mesi a dicembre la banca newyorkese ha riportato un utile netto di 4,632 miliardi di dollari, 2,08 dollari per azione, in discesa del 7% dai 4,979 miliardi, 2,15 dollari per azione, dello stesso periodo del 2019. I ricavi sono scesi del 10% a 16,499 miliardi. Gli analisti attendevano profitti tra 1,29 e 1,31 dollari per azione, con ricavi tra 16,56 e 16,71 miliardi. Nell’intero anno il gruppo ha visto scendere i profitti netti del 41% a 11,37 miliardi, con un giro d’affari piatto a 74,298 miliardi.
«Abbiamo chiuso un anno tumultuoso con un quarto trimestre solido. Un segno della forza del nostro franchising è il fatto che i nostri ricavi sono rimasti stabili al 2019, nonostante il massiccio impatto economico del Covid-19», ha detto l’amministratore delegato Michael Corbat, sottolineando che l’isituto rimane «molto ben capitalizzato con una solida liquidità». Il rapporto Cet 1 è salito all’11,8%, al di sopra del minimo regolamentare del 10%, il tangible book value per azione è aumentato a 73,83 dollari, con un incremento del 5%, mentre il ritorno sul capitale è stato del 5,9%. Alla fine del trimestre, i prestiti si sono attestati a 676 miliardi di dollari (-3%), mentre i depositi a 1.300 miliardi (+20%).
Fonte: Il Sole 24 Ore