La Biennale di Diriyah si interroga sul futuro guardando al passato

La scelta curatoriale

L’edizione 2024 della Biennale ruota attorno al tema dell’ambiente e della sua profonda influenza sull’esistenza umana. Ispirandosi agli effetti trasformativi della pioggia nelle oasi del deserto, il titolo “After the Rain” simboleggia il rinnovamento e l’ottimismo, rispecchiando il dinamismo e l’evoluzione dell’Arabia Saudita contemporanea

La scelta curatoriale ha coinvolto circa 100 artisti, di cui 30 provenienti dalla Regione del Golfo, diversi dal Sudest asiatico, per un totale di 177 opere esposte di cui 47 nuove commissioni della Foundation Diriyah Contemporary Art Biennale, due gli italiani presenti, Rossella Biscotti e Armin Linke che da molti anni vivono al di fuori dell’Italia e hanno già avuto diverse presenze in importanti manifestazioni internazionali. La peculiarità della Biennale è l’aver riunito artisti asiatici e mediorientali, anche delle precedenti generazioni e in parte ancora oggi da scoprire. Le sale offrono mini-esposizioni con titoli tematici, tra cui ‘Stories and Histories’, ‘ Knowledge in material and spiritual intelligence’ ‘Environments and Ecologies’ e ‘Modern Legacies and Geopoetics’.

La mostra si apre nella sezione incontro ‘Environments and Ecologies’ con il lavoro di Armin Linke (in Italia lavora con Vistamare) e Ahmed Mater (in Italia lavora con Galleria Continua con prezzi a partire da 30.000 euro fino a 350.000 €), il più importante artista saudita che aveva già presto parte alla prima edizione della biennale. Il progetto che i due artisti hanno presentato, «Saudi Futurism», è un’installazione che esplora il cambiamento dell’infrastruttura di un paese in transizione attraverso la ricerca della documentazione industriale, scientifica degli archivi governativi oltre a quelli della società petrolifera Aramco, per documentare attraverso una serie di pannelli fotografici siti scientifici, archeologici e architettonici, dalle fattorie per la produzione di latte, all’architettura degli edifici istituzionali e alla grande visione della giga-città Neom, attualmente in fase di realizzazione.

<Con Ahmed Mater – spiega Armin Linke ad Arteconomy – abbiamo iniziato a lavorare al progetto l’estate scorsa, ho voluto guardare al futuro dell’Arabia Saudita, al suo attuale sviluppo ma è importante guardare al passato e da qui è partita la ricerca negli archivi governativi che ho potuto fare con l’aiuto di Mater con il quale non è esclusa una collaborazione per altri progetti>.

Tra le opere in mostra, nella sezione «Modern Legacies and Geopoetics» ci sono quelle di artisti di generazioni precedenti che vengono riconosciuti solo oggi, come i disegni astratti a inchiostro bianco di Abdulrahman Al Soliman (in asta 11 i passaggi con un range price tra 124mila e 52mila €), iniziati durante la Guerra del Golfo del 1990, ma anche gli intricati paesaggi tessili a collage di Nabila Al Bassam. Questi artisti sconosciuti nel circuito globale dell’arte sono una fonte di ispirazione per una nuova generazione, che ora può esercitare una maggiore libertà nella propria pratica, compreso il nuovo genere dei film d’arte. E al termine di questa sezione il lavoro di una giovane artista saudita Alia Ahmad, classe 1996, alla quale è stata commissionata l’opera «Alwasm» un grande dipinto astratto realizzato con i colori dello scenario urbano di Riyadh. L’artista ha già attirato l’attenzione della critica internazionale: fino al prossimo maggio le sue tele sono esposte da White Cube nella mostra «Terhal Gheim» (”Il viaggio delle nuvole”) prima personale in Europa e una sua opera recente «Malga – The Place In Which We Gather» (2022) è stata aggiudicata da Philips a Londra lo scorso 7 marzo a 101.600 £, da una stima compresa tra 20-30mila £. Toccante «Life is a woven Carpet» (1995), della palestinese Samia Zaru, una grande installazione composta da frammenti di lana usata per i tappeti, di creta usata per le abitazioni tradizionali palestinesi, frammenti di vetro giallo che ricordano le rocce del deserto.

Fonte: Il Sole 24 Ore