La foto della moglie mano nella mano in pubblico con un collega basta per l’addebito

Le foto dello 007 che immortalano la moglie in pubblico in atteggiamenti affettuosi con un altro uomo, bastano per far scattare l’addebito per la fine del matrimonio, in assenza della prova di una crisi irreversibile già in atto. La Cassazione respinge così il ricorso della donna, che contestava la conclusione raggiunta dai giudici che avevano affermato l’esistenza di «una relazione di fatto denotata da stabilità e continuità», basandosi solo sulla fotografia fatta da un detective, ingaggiato dal sospettoso marito, che la ritraeva mano nella mano, in strada, con un suo collega di lavoro. Senza successo la signora si lamenta del fatto che il “servizio” fotografico sia stato accettato come prova della relazione extraconiugale e dunque della violazione del dovere di fedeltà matrimoniale.

La prova di una crisi già in atto

Un vulnus che, per i giudici, aveva determinato la crisi irreversibile e definitiva dell’unione. Diverso, ovviamente, il punto di vista della ricorrente secondo la quale Tribunale e Corte d’Appello si erano limitati a dare un peso solo agli scatti dell’investigatore, senza ascoltare le numerose testimonianze dalle quali sarebbe emerso che il rapporto di coppia era già compromesso, prima del presunto tradimento. Ma i giudici restano convinti che a mettere la pietra tombale sul matrimonio sia stato «il carattere adulterino della relazione intrapresa, come dimostrato anche «dalle manifestazioni affettuose con persona diversa dal coniuge avvenute anche in luogo pubblico».

Fonte: Il Sole 24 Ore