La Grande Festa dell’Inter rende ancor più amaro il finale di Milan e Juve

Il calcio non si improvvisa, e questo scudetto dell’Inter lo conferma. Ci vuole una programmazione seria ed efficace, pensata per il futuro e non per cavalcare l’onda e  i mal di pancia dei tifosi che una volta si esaurivano nei bar  e ora invece acquistano sempre più peso e rilevanza in un rabbioso protagonismo digitale che dura lo spazio di un mattino.

Ora che adesso tutti celebrano l’’Inter, queste considerazioni vanno riproposte alle Grandi Deluse, cioè al Milan e alla Juventus, che sabato a Torino, pareggiando zero a zero, hanno dato vita alla sfida dei malinconici perdenti. Quelli  che al posto di frenare la travolgente marcia dell’Inter sono finiti a contendersi un mesto secondo  e terzo posto. Buoni piazzamenti che, pur garantendo l’accesso alla Champions, agli occhi dei tifosi valgono però come una gazzosa  invece del prosecco. Lo straordinario successo dell’Inter, paradossalmente,  ha alimentato ancora di più la rabbia dei tifosi. Soprattutto di quelli rossoneri che ormai vedono ogni derby come un calvario senza speranza. 

Milan, i tifosi contro Lopetegui

E adesso? Che cosa succede? Guai ai vinti? Ironie a parte c’è poco da stare Allegri. Anche nel Milan dove a furor di popolo verrà congedato Pioli. Scelta legittima ma qual è l’alternativa che, secondo le ipotesi di mercato, propone la società? Il maggior candidato sarebbe questo Julien Lopetegui, allenatore basco di 57 anni, quasi sconosciuto ai più fino a ieri. Vero che Lopetegui ha vinto un’ Europa League col Siviglia battendo proprio l’inter , però insomma altro di rilevante, a parte due successi con la Spagna Under 19 e 21, non ha fatto. E così anche gli altri candidati che, a cascata, piacerebbero ai dirigenti rossoneri. 

Ma a voi sembra normale che quando una casa brucia, come sta bruciando il Milan, si chiami, per spegnere le fiamme, un pompiere di scarsa esperienza? E per ricostruirla a chi l’affidiamo? Questa dirigenza, sulla quale pende ancora una indagine giudiziaria per sapere chi effettivamente sia il vero proprietario, deve assumersi le sue responsabilità. Dopo aver mandato via un dirigente esperto come Paolo Maldini, ceduto Tonali e acquistato 10 giocatori stranieri che non sapevano una parola di italiano, ora  questa dirigenza non può scaricare tutta la delusione di una stagione solo su Pioli. E Ibrahimovic che cosa ci sta a fare? Adesso Giorgio Furlani, amministratore delegato rossonero, ha esternato il suo fastidio per le troppe voci uscite sul cambio di allenatore. La verità però è che Pioli è stato lasciato quasi sempre solo. Mai veramente difeso o sostenuto. Ogni partita era la sua ultima spiaggia. Una società deve essere compatta, altrimenti va a finire come col Napoli o la Salernitana. Gli allenatori devono avere una credibilità. Che prima di tutto viene  sostenuta dall’interno. Ecco perchè non si può mettere sulla panchina un allenatore straniero che poco conosce del nostro calcio. O è un fenomeno  come  Arrigo Sacchi,  oppure alla terza sconfitta i tifosi lo fischieranno senza pietà. 

Allegri, un treno a fine corsa

Anche alla Juventus poche idee ma confuse. Sabato col Milan avrebbe meritato forse di vincere, però lo spettacolo, come sempre, è stato modesto. Anche Allegri, e non solo nella percezione dei tifosi, è un treno a fine corsa. Il tecnico livornese può ancora portarsi a casa una Coppa Italia, ma davvero questo cambierebbe qualcosa? Il problema è forse complesso. La verità  è che la Juventus non è più quella di Gianni e Umberto Agnelli. Resta la storia, una storia importante,  ma il club di John Elkann è un’altra cosa. Il bilancio, come per quasi tutti le società, è drammaticamente in rosso e l’uscita anticipata di Allegri costerebbe oltre 20 milioni. Quindi o si riparte con un allenatore giovane con tutti i rischi del caso. Oppure si tiene la minestra riscaldata di Allegri facendo di necessità virtù. Comunque sia, non è un bel vedere.  

Fonte: Il Sole 24 Ore