La lunga marcia verso la Fastweb-Vodafone (e ciò che devono aspettarsi i clienti)

Occorrerà aspettare più o meno un anno. La “super Fastweb” – che avrà in dote Vodafone Italia con i suoi 15,8 milioni di sottoscrittori mobili e i 3,1 milioni di clienti a banda ultralarga fissa – vedrà la luce nel primo trimestre 2025, autorità e controlli vari permettendo. Dopo quella data il marchio Vodafone non sparirà, ma potrà essere utilizzato al massimo per altri cinque anni. Un tempo lungo prima del definitivo addio all’Italia. Nel frattempo le aziende continueranno a muoversi autonomamente. E anche dopo è difficile pensare a scossoni immediati su prezzi e servizi offerti.

Quello che arriverà sul mercato sarà un operatore più forte nel fisso rispetto all’attuale Vodafone e più strutturato nel mobile dell’attuale Fastweb. Qui l’apporto della controllata italiana di Swisscom (3,4 milioni di clienti, per una quota di mercato “human” del 5%) in termini numerici sarà nettamente inferiore alla dote di clienti mobili che porterà Vodafone.

Operatore forte nel mobile e primo su Ftth

Dal punto di vista degli utenti, Fastweb-Vodafone peserà per un quarto del totale (26%) nel mobile human (dove sono escluse le machine-to-machine) con 19,2 milioni di utenti nel complesso (33 milioni con le schede m2m per usi industriali e per la domotica). Nel fixed broadband, dove Fastweb (2,6 milioni di utenti) e Vodafone (3,1 milioni) totalizzano 5,7 milioni di clienti la quota di mercato è del 31 per cento. L’operatore sarà comunque primo player su Ftth (market share combinata 36%, contro il 28% di Tim secondo le elaborazioni di Kearney Italia) con una forte presenza nel segmento business fisso, particolarmente remunerativo (1 milione di linee fisse con quota del 34% contro il 43% di Tim).

La concorrenza con ServCo Tim

«È una operazione che ha molto senso, che integra operatori molto assimilabili dal punto di vista del posizionamento, e non un low cost con un premium ad esempio», spiega Claudio Campanini, ad Kearney Italia che aggiunge: «Si sta creando un competitor che dal punto di vista della redditività è appaiato a quella di Tim». I 2,4 miliardi di Ebitdaal contro gli 1,8 della ServCo di Tim sono, del resto, sostanzialmente in linea sottraendo i 600 milioni di sinergie annue run rate attese dall’unione Vodafone-Fastweb, che evidentemente non sono realizzabili immediatamente tutte insieme. Di fatto, con tutte queste premesse «si crea il concorrente più completo dell’ex incumbent, in grado di avere una quota di mercato importante in tutti i segmenti di mercato».

Il testa a testa con Tim e Wind Tre nel mobile human

Di certo troppo vicino a Tim e Wind Tre quanto a quote di mercato nel mobile per potersi permettere di portare in alto i prezzi con il rischio di market share. In questo quadro il mercato da subito, sin dalle prime indiscrezioni, ha scontato il fatto che quello fra Vodafone e Fastweb avrebbe rappresentato un matrimonio ben meno conveniente rispetto a quello fra la stessa Vodafone e Iliad che a gennaio aveva presentato un’offerta per una joint venture, rispedita però al mittente. Operazione più rischiosa dal punto di vista delle necessarie autorizzazioni regolamentari e con un esito meno preferibile, con il rischio di rimanere in una joint venture «altamente indebitata in Italia», ha commentato la ceo Vodafone Group, Margherita Della Valle.

Fonte: Il Sole 24 Ore