“La terra promessa”, la ricerca del potere in un dramma storico danese

Un’altra grande prova d’attore arriva al cinema: dopo il notevole lavoro di Jessica Chastain e Peter Sarsgaard in “Memory”, uscito la scorsa settimana, questo weekend è Mads Mikkelsen ad attirare su di sé le luci dei riflettori delle novità in sala con “La terra promessa”.

Diretto da Nikolaj Arcel, il film è ambientato nel diciottesimo secolo e racconta la storia di Ludvig von Kahlen, un uomo che, dopo essere caduto in disgrazia, si propone di conquistare l’aspra e inabitabile brughiera danese con un obiettivo apparentemente impossibile: fondare una colonia in nome del re. In cambio, riceverà per sé il titolo nobiliare che ha sempre disperatamente desiderato. Ma l’unico sovrano della zona, lo spietato Frederik de Schinkel, crede con arroganza che questa terra gli appartenga.

Nikolaj Arcel

Prendendo spunto dal libro “The Captain and Ann Barbara” di Ida Jessen, Arcel dirige un dramma storico, ispirato a una storia vera, che è soprattutto un racconto di ricerca di onore e potere da parte di un personaggio disposto a tutto pur di guadagnare un titolo nobiliare ed essere così più considerato dal re.Dopo aver diretto il pessimo “La torre nera” (2017), film d’azione tratto dall’omonima saga di Stephen King, il regista danese Nikolaj Arcel firma la pellicola più significativa della sua carriera, grazie anche alla bella sceneggiatura scritta da lui insieme ad Anders Thomas Jensen, già regista de “Le mele di Adamo” e autore del copione di alcune pellicole di Susanne Bier come “Dopo il matrimonio” e “In un mondo migliore”.

La narrazione scandisce un percorso di autodeterminazione di un personaggio pronto a sfidare la natura per il potere così da realizzare i suoi desideri, ma rischierà la sua vita e quella della famiglia che si è formata insieme a lui.

Generi che si mescolano

Presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, “La terra promessa” è il ritorno al dramma storico in costume di Arcel dopo “Royal Affair” del 2012, ma in questo caso si mescolano anche altri generi, a partire dal western che viene richiamato per le immagini delle lande desolate e il rapporto tra i personaggi e l’ambiente circostante.È proprio questo aspetto, reso molto bene dall’eccellente fotografia della pellicola, a risaltare in questo lungometraggio che fatica un po’ a carburare, ma che cresce alla distanza regalando una parte finale davvero incisiva.

Fonte: Il Sole 24 Ore