L’altra faccia di Istanbul: tre luoghi da non perdere nella sponda asiatica della megalopoli

Un quarto degli abitanti dell’Italia stipati in una megalopoli di 15 milioni di abitanti, una delle 20 più popolose al mondo. Istanbul è un gigantesco groviglio di 39 distretti, vere e proprie città nella città, eppure chi la visita si sofferma quasi sempre su un minuscolo fazzoletto di questa straordinaria metropoli che fa da cerniera tra Europa e Asia. E c’è una ragione molto fondata: i siti turistici più celebri sono concentrati in pochissimo spazio. Santa (o Aya) Sofia e la Moschea Blu si guardano una di fronte all’altra, il Palazzo Topkapi è appena di sotto, immerso nel verde del parco Gülhane, la stupefacente Cisterna Basilica di epoca bizantina si trova sempre a pochi passi, e a una manciata di minuti di cammino si entra nel caotico universo del Gran Bazar dove basta sollevare lo sguardo dalla paccottiglia delle finte merci griffate per scoprire meravigliosi scorci di un mercato che trasuda secoli di storia, scambi e intrighi.

Alla scoperta dell’Istanbul asiatica

Gli unici diversivi che si concede il turista europeo al di fuori dei gioielli eterni di Sultanahmet sono un giro in battello sul Bosforo e una serata sull’altra sponda del ponte di Galata, per passeggiare nella sempre affollata Istiklal Caddesi – la più frequentata strada pedonale di Istanbul – fino a Piazza Taksim, scenario di manifestazioni spesso sfociate in violenze, per poi immergersi nella movida di Beyoglu, dove i locali non chiudono mai e il vociare dei giovani si spegne solo all’alba. Eppure Istanbul è molto altro, ogni quartiere è una comunità distinta, con la sua forte personalità, i luoghi di ritrovo, le moschee e anche, più prosaicamente, con le proprie squadre di calcio. Per un ipotetico secondo viaggio nella «Roma d’Oriente» dopo quello del turismo comandato, un itinerario di scoperta ci porta nella Istanbul asiatica. Basta prendere uno dei tanti traghetti di linea molto efficienti ed economici che circolano fino a sera inoltrata, attraversare il Bosforo e fare tappa in tre luoghi tra i molti che si possono visitare sull’altra sponda dello Stretto.

Üsküdar, tra hammam e moschee

La prima tappa è la più facile da raggiungere perché si trova proprio di fronte al ricco quartiere di Beskitas, famoso per gli splendidi palazzi dei Sultani che qui si trasferirono dal Topkapi nel XIX secolo. Adagiata sul Bosforo nel punto in cui lo Stretto è più stretto, stiamo parlando di Üsküdar, Scutari in italiano. La piazza dove approda il battello è il miglior biglietto da visita del comune: due splendide storiche moschee troneggiano in mezzo al traffico e al brulicare dei passanti. Il consiglio è di percorrere la via pedonale lungo il Bosforo in direzione sud, in quella che è una delle più belle passeggiate della città: pochissimi i turisti, la via costeggia il Bosforo fino al punto in cui fronteggia la storica Torre di Leandro, un’isolotto a pochi metri dalla costa dove un selfie è d’obbligo.

Üsküdar è anche una ottima destinazione per provare l’esperienza degli hammam: qui sono ancora autentici, frequentati soprattutto da turchi, meno sfarzosi e nobili di quelli di Sultanahmet ma più “veri” . I locali sono un po’ datati ma proprio per questo esercitano un grande fascino, il personale – rigorosamente separato tra uomini e donne – si prende cura dell’ospite occasionale come se fosse un cliente abituale e alla fine del bollente bagno nei vapori ci si può concedere un massaggio tonificante. Per finire viene servito un rigenerante çay, il tè caldo che i turchi sorseggiano nel classico bicchierino a qualsiasi ora del giorno e della notte e che rappresenta la bevanda nazionale molto più del caffè.

La moschea più grande della Turchia

Proprio sopra i tetti di Üsküdar, risalendo la collina per qualche chilometro ci si imbatte nella Camlica Camii, la moschea più grande della Turchia, uno dei simboli della grandeur di Erdogan, che l’ha inaugurata nel 2019 dopo sette anni di lavori e un costo di oltre 100 milioni di dollari. Uno dei tanti mega-progetti voluti dal presidente ma sorti tra le polemiche per l’enorme dispendio di risorse pubbliche in un’economia fragile e troppo spesso in balìa di crisi valutarie e iper-inflazione. Progettata da due architette, definirla una moschea è riduttivo: ospita un museo, una biblioteca, una galleria d’arte, una sala conferenze e molto altro.

Fonte: Il Sole 24 Ore