L’arte rubata dai nazisti torna al centro delle restituzioni

Era da qualche anno che non si parlava così assiduamente di restituzioni di opere d’arte rubate durante la Seconda Guerra Mondiale dalle truppe naziste. Questi casi appassionano, ma generano anche ondate di incertezza nel mercato.
In queste ore sono due le notizie che fanno discutere. La prima riguarda i 17 quadri italiani che secondo la giustizia bolognese sarebbero “illegittimamente detenuti” presso il Museo nazionale di Serbia, a Belgrado, dove sono arrivati dopo la seconda guerra mondiale. La seconda notizia, invece è relativa alla presenza da 17 anni di un dipinto del XVII secolo, “Scarico del carro di fieno”, di Isaac van Ostade, figlio di un tessitore di lino di Haarlem, nel deposito di museo ad Amersfoort nei Paesi Bassi. Il dipinto è uno di solo 100 opere realizzate nella breve vita del maestro olandese, morto a 24 anni, nel 1649. Il quadro, imballato e pronto per essere spedito, non è mosso per l’assenza della documentazione necessaria al passaggio di mano.

I quadri rubati dai nazisti sono a Belgrado e l’Italia li rivuole

La storia

L’opera venne acquistata da John Jaffé, un esportatore di lino e pizzi irlandesi con sede a Belfast, e da sua moglie, Anna Jaffé, figlia del medico personale del re del Belgio. Nella loro vecchiaia, i Jaffé acquistarono una villa a Nizza, in Francia, e la riempirono di opere d’arte di artisti come Rembrandt, Goya, J.M.W. Turner e John Constable. Dopo la morte di John all’età di 91 anni nel 1934 e di Anna all’età di 90 anni nel 1942, durante l’occupazione nazista della Francia, i loro beni furono sequestrati e venduti all’asta contro la volontà della proprietaria. Il dipinto di van Ostade venne prima acquistato da una certa Madame Bonfils, poi approdò in una galleria di Parigi, per finire nelle mani di Hermann Göring, e successivamente, dopo la guerra, da Monaco venne trasferito per errore nei Paesi Bassi. Qui, fu incluso nella lista delle opere d’arte saccheggiate che lo Stato olandese avrebbe dovuto restituire ai proprietari, ma nel 1951 – non essendo stato trovato il legittimo proprietario – fu incluso nella Collezione NK ed esposto in un museo olandese.

Collezione NK

Durante la la seconda guerra mondiale, decine di migliaia di beni culturali provenienti da Francia, Italia, Paesi Bassi e altri paesi europei finirono in Germania. Alcuni furono venduti forzatamente, mentre altri vennero rubati o confiscati. Al termine della guerra, una parte di queste opere fu restituita ai Paesi Bassi e, fino agli anni ‘50, molti beni furono sistematicamente consegnati ai legittimi proprietari. Successivamente, alcune delle opere rimaste senza proprietario vennero vendute e altre di maggior pregio, rimaste nelle mani dello Stato, divennero note come Collezione NK, dal nome Nederlands Kunstbezit (Proprietà Artistica dei Paesi Bassi), una fondazione istituita nel 1945. Questa collezione comprende dipinti, opere su carta e arredi come mobili e ceramiche.

La situazione

Nel 2006, gli eredi dei collezionisti Jaffé hanno richiesto alla Collezione NK la restituzione dell’opera di Isaac van Ostade. La commissione olandese preposta alle restituzioni, la cosiddetta Dutch Restitutions Committee, istituita nel 2001 per questo genere di reclami, ha subito fatto luce sul caso e dato parere favorevole. Tuttavia la burocrazia dei Paesi Bassi, nella fattispecie il notaio a cui il caso è stato affidato, ha bloccato il processo per l’assenza di alcuni documenti che non sono più nella disponibilità degli eredi.
Pertanto la situazione è ad un impasse fatale. La frustrazione degli eredi cresce di anno in anno. “Più il tempo passa, più diventa complicato, e alla fine non ci sarà più nessuno a ricevere il dipinto…” ha dichiarato scoraggiato Alain Monteagle, pronipote di Anna Jaffé, che ha guidato la ricerca della famiglia per la restituzione del dipinto.

Fonte: Il Sole 24 Ore