Le Borse Ue chiudono positive con l’inflazione che frena. Milano a settembre perde il 2%

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – L’inflazione che rallenta nelle due sponde dell’Atlantico sostiene i listini azionari nella speranza degli investitori che le banche centrale possano ridurre la presa sui tassi prima del previsto. Tuttavia il finale di settimana per gli indici europei, vivaci fino a metà sessione, è messo in ombra dal calo degli energetici e del petrolio. Pur chiudendo in rialzo le Borse segnano performance lontane dai massimi della seduta: Piazza Affari segna +0,28% nel FTSE MIB ma il bilancio del mese di settembre è negativo (-2%) e quello del terzo trimestre pressoché piatto. Adidas e Puma, sfruttando i risultati di Nike, hanno permesso a Francoforte di essere la migliore a fine giornata (+0,4% il Dax).

A Milano balza Prysmian e Diasorin

A Milano Prysmian (+1,8%) tra le più in vista delle big grazie alle commesse in Germania e alla prospettiva di nuovi lavori per il collegamento Thyrrenian Link di Terna. Bene il settore sanitario (+2,2% Diasorin) e le utility, sale Inwit (+1,7%) mentre nel comparto delle infrastrutture per le tlc Cellnex si è messa in luce a Madrid dopo la cessione a Stonepeak di una partecipazione nelle sue attività in Nord Europa. La frenata pomeridiana dei prezzi del greggio si fa sentire sui titoli dell’industria oil: Tenaris (-1,7%), Saipem(-1,5%) e Eni (-1%) tra le più penalizzate. In fondo al Ftse Mib Banco Bpm (-1,8%)

L’euro scende di nuovo sotto 1,06 dollari

Sul mercato valutario, il cambio tra euro e dollaro è tornato a scendere sotto 1,06 segnando 1,0577 sul finale di giornata. Petrolio in calo con il Brent dicembre a 92,5 dollari al barile e il Wti novembre a 91 dollari al barile. Gas naturale in calo del 2% a 42 euro al megawattora.

Wall Street in rialzo, ma bilancio settembre sarà negativo

Vivaci gli indici Wall Street, dopo i dati sui redditi personali, le spese per i consumi che hanno evidenziato un andamento dell’inflazione core in lieve rallentamento. Si chiuderà un mese decisamente negativo, con cali tra il 3% e il 7%; in ribasso anche il terzo trimestre, con perdite tra il 2,5% e il 5%. Continua a pesare la volontà della Federal Reserve di alzare ancora i tassi d’interesse, che potrebbero restare elevati più a lungo del previsto per combattere l’inflazione. Questo ha provocato un rialzo dei rendimenti dei titoli del Tesoro, con il decennale ai massimi dal 2007 e il titolo a due anni ai massimi dal 2006, anche se ieri si è registrato un lieve calo. A preoccupare i trader, poi, è il mancato accordo, al momento, tra repubblicani e democratici per finanziare il governo ed evitare lo shutdown, ovvero la chiusura delle attività federali non essenziali, che scatterebbe il primo ottobre. Secondo gli esperti, uno shutdown avrebbe ripercussioni negative sul Pil del quarto trimestre. Ieri, intanto, il Pil del secondo trimestre è stato confermato, in lettura finale, al 2,1%, contro stime per un lieve ritocco in rialzo al 2,2%.

Spread chiude a 194 punti, rendimento decennale giù al 4,78%

Chiusura su livelli invariati per lo spread BTp/Bund che recepisce in maniera non apprezzabile l’ampia traslazione verso il basso della curva dei rendimenti euro. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005518128) e il pari scadenza si è attestato a 194 punti base, stabile rispetto alla chiusura della vigilia. In netto calo, invece, il rendimento del BTp decennale benchmark che ha archiviato la seduta a quota 4,78% dal 4,91% del closing precedente.

Fonte: Il Sole 24 Ore