Le «intelligenze» al centro della Biennale di Architettura 2025

Intelligenza naturale e artificiale. Insediamenti informali e intelligenza collettiva. Spazi temporanei che potranno diventare permanenti o ispirare altri progetti in giro per il mondo. Ma soprattutto, l’architettura al centro del racconto, in dialogo con l’arte, le ingegnerie, le scienze ambientali e legate al clima, in una ricerca originale «da svolgere insieme, per portare nuove idee nell’ambiente costruito».

Questa, in sintesi, la proposta di Carlo Ratti, curatore della 19° Mostra Internazionale di Architettura (che aprirà i battenti a Venezia dal 10 maggio 2025 e chiuderà il 23 novembre) che con il presidente della Fondazione, Pietrangelo Buttafuoco, ha illustrato il suo progetto per la prossima Biennale. Inizia ora un anno di lavoro per Ratti, architetto e ingegnere di formazione, direttore del Senseable City Lab al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e socio fondatore di Carlo Ratti Associati, nominato nel dicembre del 2023 su proposta dell’allora presidente Roberto Cicutto con l’attuale presidente Buttafuoco.

Intelligenza, intelligenze. Su questo termine, al plurale, si concentra la riflessione di Ratti, a partire da quella naturale, per poi arrivare a quella artificiale e a quella collettiva. «Tutti parlano di intelligenza, ed è importante esplorare il tema attraverso quelle ricerche in cui l’intelligenza si incarna in qualcosa, nella componente fisica. Ecco perché entra protagonista l’architettura».

Ecco, quindi, il titolo della Biennale Architettura 2025: Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. L’hashtag? #IntelliGens

Ratti e il presidente Buttafuoco a più riprese richiamano il concetto di “Opera aperta” di Umberto Eco. “Lo spazio non è un dove, ma un come – ha ricordato il Presidente della Biennale nella sua introduzione, aggiungendo – ed è come una funzione, un’andatura, un’intensificazione di ciò che è ben più che un segno, un significato”. E ancora “immaginiamo cos’è diventato oggi lo spazio, nel flusso della transizione digitale”. Buttafuoco anticipa la ricerca di Ratti ricordando l’impegno ad occuparsi del “tempo futuro, con una visione che travalica la contemporaneità”. E ancora, “la contemporaneità come giacimento di memoria, materia culturale che affronta e si confronta con la scienza”.

Fonte: Il Sole 24 Ore