Le persone sono cruciali per le strategie di crescita, anche nell’era della tecnologia

«Esaminando numerose aziende attive nel settore da molto tempo, per identificare quale fosse il loro tratto comune, abbiamo scoperto che si trattava degli investimenti in capitale umano»: per Gemma D’Auria, senior partner di McKinsey & Company, sono le persone e la loro valorizzazione la fonte più duratura di vantaggio competitivo nel lusso, persino più della tecnologia, che evolve nel tempo. «Le imprese devono individuare le competenze necessarie per conseguire i propri obiettivi strategici in termini di creazione del valore, e allinearle ad essi. Questo approccio può contribuire a una crescita compresa fra il 15 e il 30%». L’analista ha sottolineato anche l’importanza di investire in una formazione «che non sia solo tecnica, quella necessaria a gestire varie fasi dell’attività aziendale, ma anche nello sviluppo delle capacità di leadership, in tutta l’organizzazione, per sviluppare leader capaci di guidare e ispirare team sempre più eterogenei e cross funzionali, come quelli che saranno sempre più presenti nelle organizzazioni del futuro».

Le persone, il loro saper fare ma anche le relazioni con essere, sono al centro della formula del Gruppo Florence: «Impostiamo un approccio tailor made con le aziende con cui collaboriamo, cercando di mantenere le loro caratteristiche familiari – ha spiegato Attila Kiss, ad del gruppo, primo polo produttivo integrato in Italia al servizio dei brand del lusso e che in quattro anni di attività ha raccolto circa una trentina di aziende–-. Così alimentiamo uno scambio di visioni e idee proficuo per entrambi. L’aggregazione ci aiuta anche a fornire ai nostri clienti i servizi che ci ordinano, che sono sempre più speciali e sofisticati, e ad attrarre così nuovi clienti».

Accanto a quella delle persone, però, si sta facendo strada anche nell’industria del lusso l’intelligenza artificiale: «L’intelligenza artificiale ha un impatto sul 40% delle ore lavorate e il suo veloce sviluppo l’ha portata a diventare parte della vita individuale, non più solo uno strumento usato dalla ricerca – ha sottolineato Andrea Ruzzi, Fashion & Luxury Lead Europe Accenture –. Come notava Hegel, grandi modifiche in termini di quantità causano altrettanto grandi modifiche nella qualità. Non sono certo che un prodotto creato da un’intelligenza artificiale sia migliore di uno nato da un’intelligenza umana, ma sono certo dell’impatto positivo di una macchina che riesce a rappresentare un bozzetto in biostampa tridimensionale, a passarla alle varie aree di un’azienda, postarla per vedere che reazioni suscita, farla realizzare risparmiando sulle risorse necessarie. E non dimentichiamo che l’intelligenza artificiale può fornire un supporto per la risoluzione dei problemi causati dal decremento demografico: le tecnologie possono aumentare la produttività, pur non sostituendo le persone. Cruciale, in questo senso, sarà investire nell’educazione necessaria a gestirle, e che manterrà l’essere umano al centro del cambiamento tecnologico».

Fonte: Il Sole 24 Ore