L’illusione del controllo: quando pensiamo di guidare il nostro futuro

Quando ero all’università seguivo un rituale per il giorno degli esami. La sera prima, scritto o orale che fosse, preparavo i vestiti da indossare sulla sedia di fianco al letto: tra questi doveva esserci per forza, estate o inverno che fosse, un paio di pantaloni di velluto a coste sottili. Erano la mia garanzia di successo. All’inizio erano azzurri. Poi, a furia di esami e di lavaggi, nel giro di 4 anni, avevano perso il loro colore e si erano trasformati in bianco pallido. Avevano anche perso consistenza e in più punti si intravedeva addirittura la trama del tessuto. Tanto che, se ci penso ora, forse venivo promossa perché così malamente vestita facevo un po’ pena ai docenti.

Non ricordo come fosse nato il rituale, perché proprio quei pantaloni e non altri. Forse mi piacevano e li avevo indosso il primo esame sostenuto con successo. Chissà… Di fatto nella mia mente erano loro che mi garantivano di capitare con un docente gentile e di ricevere le domande a cui avrei saputo rispondere bene. Oggi ho scoperto che quello che può sembrare un rituale scaramantico ha in realtà un nome all’interno del mondo dei bias: il bias del controllo, o meglio, dell’illusione di controllo.

È un bias che il nostro cervello attiva perché abbiamo bisogno di sentirci in grado di controllare gli eventi esterni molto più di quanto in realtà possiamo fare. Siamo tutti generalmente consapevoli che gestiamo le diverse situazioni della vita utilizzando le nostre capacità e competenze, ma che abbiamo anche a che fare con aspetti fortuiti e casuali. La nostra esigenza di controllo ci porta a trovare escamotage e trucchi per sistemare eventualità e imprevisti in un quadro definito.

Per affrontare le situazioni con tranquillità ci agganciamo ad una finta prevedibilità, che costruiamo noi e che non si aggancia a nessun elemento oggettivo. Stiamo meglio se pensiamo di poter fare qualcosa che ha effetto sul mondo circostante: ci fa sentire capaci di controllare le situazioni, anche se in realtà non è vero. Io studiavo tanto e con metodo e arrivavo sempre agli esami pronta sui testi assegnati, ma questo era solo una parte che potevo controllare del mio percorso. Avevo bisogno anche di controllare la parte casuale, e lo facevo fare ai miei pantaloni.

Come tutti i bias, anche l’illusione di controllo non è dannosa in assoluto. Nel mio caso era forse addirittura innocua, perché non mi impediva di studiare seriamente e mi dava quella piccola spinta per andare all’esame più tranquilla. Come tutti i bias, però, anche l’illusione di controllo si porta dietro un punto di attenzione. Quando iniziamo a creare legami di causalità tra fatti che non sono in nessun modo connessi, pensando così di poter controllare il futuro, stiamo iniziando ad estraniarci dal mondo reale e, inconsapevolmente, a rifiutare o ridurre la nostra reale capacità di intervento nelle situazioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore