Milano, pronta entro l’anno la casa «adattiva»: gli spazi cambiano in base alle esigenze

Un alloggio urbano pensato per le esigenze di “Anna e Marco”, una giovane coppia che la acquista, ne usa nei primi anni solo una parte e affitta le altre due stanze con bagno e ingresso separato, rendendole autonome dal proprio appartamento grazie a una configurazione studiata a priori dei locali e a un disimpegno a pareti mobili, che possono essere attivate o rimosse all’occorrenza. Un’ottima opportunità per recuperare parte dell’investimento. Fino a che con l’arrivo del primo figlio, la coppia non riprenderà possesso della prima stanza, per riattivare l’intera unità quando la famiglia sarà al completo.

Una casa pensata anche per i bisogni di Giorgio e Laura e dei loro figli, Adele e Luca, che sono in età universitaria e che presto andranno a vivere all’estero, lasciando la possibilità ai genitori di affittare una stanza dopo l’altra a Federico, un dirigente di azienda e a Sebastiana, una ricercatrice universitaria che vive a Milano solo tre giorni a settimana. Lo stesso appartamento, ancora, è adatto a Lucia, rimasta vedova, che decide di affittare una stanza a Michele, che studia e a Isabella, infermiera professionale che le fa da assistente in alcune ore della giornata, curando anche altri anziani nei dintorni.

Nuovo format

È il format lasciato da Condividere.casa per il primo progetto di housing “adattivo”, nato da un’idea dell’architetto Joseph Di Pasquale e che prenderà forma entro fine dell’anno in Via Soffredini 75, a Milano. Parliamo di un palazzo con un format di nuova generazione, concepito come una micro-comunità urbana di prossimità, con 15 appartamenti in tutto di cui 5 “adattivi” in cui la disposizione e la gestione degli spazi sono concepiti e desegn. Il cantiere è partito: il progetto, dello studio JDP, diventa realtà grazie al know-how del Politecnico di Milano e dell’azienda altoatesina Progress Spa, che ha progettato, prodotto e si prepara a posare tutti gli elementi prefabbricati necessari a dare vita a quello che si preannuncia come un modello da ripetere per il futuro delle città. «Siamo abituati – spiega Joseph di Pasquale, architetto e anche Phd-Cdo di Condivivere.casa – a vivere in soluzioni abitative “orizzontali”, sviluppate pensando a categorie omogenee di persone. Gli student housing per gli studenti, i co-living per i giovani professionisti, i condomini per le famiglie, i senior living per il periodo post lavorativo. La nostra sfida è stata partire dal presupposto contrario e abbiamo immaginato una casa capace di adattarsi.

Come spiegato con alcuni esempi nella premessa, il “dinamismo dimensionale” si concretizza occupando o liberando porzioni dei 5 appartamenti di nuova concezione. Si tratta di stanze attrezzate chiamate “Pod”, acronimo di Postazione Domestica, che possono essere inglobati all’uso della famiglia o condivise con dei singoli come utenze temporanee, ma sempre come stanza del medesimo appartamento. L’invenzione che consente la flessibilità è costituita da una particolare soluzione tecnologica (brevettata, appunto, insieme al Politecnico di Milano), che consente il disimpegno variabile, cioè l’estensione o la riduzione delle varie porzioni d’uso all’interno dell’appartamento per poter adeguare la sua distribuzione interna all’evolversi delle esigenze delle persone senza necessità di opere murarie invasive.

Gli “spazi comuni”

Ma non è l’unica innovazione del condominio di via Soffredini. Il modello di Condivivere.casa implementa anche quelli che vengono chiamati “spazi collabor-attivi” che sono un’evoluzione nel senso dei servizi abitativi dei vecchi “spazi comuni”. Consistono essenzialmente in uno spazio per il lavoro da remoto dei residenti e uno spazio conviviale, da utilizzare per ospitare per esempio amici e feste. Oltre ad una quota di costo fisso, ogni utente contribuisce al mantenimento di questi spazi in misura del proprio effettivo utilizzo, dando così al vecchio canone condominiale l’aspetto di una membership legata all’utilizzo di specifici servizi. «Nei condomini – prosegue Di Pasquale – spesso si fatica a creare momenti di socialità. Questi spazi sono pensati per andare al di là degli incontri occasionali sul pianerottolo e in attesa dell’ascensore. Per una nuova socialità». La sostenibilità energetica è, infine, un punto chiave per la costruzione dell’intero edificio, prefabbricato in calcestruzzo in tante sue porzioni e per questo con un cantiere che procederà con rapidità, senza sprechi (il solaio “Green Code Eco Slab” di Progress riduce il ricorso all’acciaio del 20% e il peso proprio del 25%, risparmiando emissioni) e in sicurezza grazie a processi di industrializzazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore